Intervista
Amanda Sandrelli a Colorno: «I miei genitori mi hanno insegnato a non dipendere dal successo»
Amanda Sandrelli e la dipendenza affettiva. L'attrice sarà voce recitante, domani alle 18 all'Aranciaia – Museo Mupac di Colorno, della pièce «Ophelia - Morire fuori scena» (ingresso libero) che mette al centro proprio questo tema.
Amanda, come nasce lo spettacolo?
«Nasce da un'idea di Francesca Rossi Del Monte, con cui avevo già collaborato per un progetto sui tre Bertolucci. Ne sono stata subito affascinata. Ci sarà una introduzione medica, a cura di Sarah Viola, psichiatra forense. Io farò le letture da Shakespeare, mentre l'Ophelia cantante sarà Daniela Pini con al pianoforte Clara Dutto. Trovo il tema molto interessante anche perché ho appena portato in scena una “Bisbetica domata”, per la regia del bravo Roberto Aldorasi, con cui ho debuttato quest'estate e che riprenderò a novembre. Shakespeare, come tutti i grandi, ha questa profondità nell'indagare le debolezze, le passioni, le manie e le ossessioni dei personaggi. Più scavi e più trovi. Riscontro molte similitudini tra la “Bisbetica”, che pure è una commedia, e Ophelia. Hanno molto da dire al nostro oggi».
A questo punto possiamo dire che lei ha consacrato la sua vita professionale al teatro.
«Credo di averlo sempre sentito come il mio posto. Ci sto bene, è uno dei pochi luoghi al mondo dove non ho paura di nulla. La differenza fondamentale con il cinema e televisione è molto semplice: c'è il pubblico. E il pubblico è una variabile diversa ogni sera; ogni sera tu puoi cesellare il tuo personaggio come farebbe un artigiano. Invece il cinema mi metteva ansia: quello è e quello rimane, nel bene e nel male. Mi sono resa conto che a me piacciono le cose volatili».
A parte il teatro, quali altre cose volatili le piacciono?
«Mi piace spendere i miei soldi per viaggiare, mangiare, cose che mi fanno star bene. Mi mettono ansia le cose stabili».
Quindi anche il matrimonio?
«Il matrimonio è un altro discorso. Però mi sono sposata una volta senza averlo effettivamente deciso. È stata una cosa iniziata un po' per gioco. Ci siamo sposati in Perù a più di 3mila metri d'altezza. Lui era l'attore Blas Roca-Rey, il padre dei miei due figli. Avevo 30 anni, ho capito nel tempo che il matrimonio non faceva per me, nonostante l'amore. Comunque il mio matrimonio è durato quasi 20 anni. Insomma, nei sentimenti non sono così volatile».
A teatro quando affronta un ruolo, c'è qualche attrice - madre esclusa - che prende a modello?
«(Ride, ndr) ...Quando preparo un personaggio classico, cerco soprattutto le versioni originali, ad esempio Shakespeare in inglese, per capirne il ritmo. Per la "Bisbetica" ho preso spunto da una versione con una giovane Meryl Streep. Ma anche in Italia abbiamo attrici bravissime, penso a Barbara Ronchi, che ho visto recentemente nel film “Elisa”. Ora che i miei figli sono grandi, tutte le volte che posso, vado a teatro o al cinema».
Tornando al tema della dipendenza affettiva, con i figli l'ha riscontrata?
«Vero che faccio un mestiere per cui sono sempre stata fuori però ho sempre fatto in modo di vederli, anche facendo salti mortali. Per cui direi che è andato tutto bene. Continuano a vivere con me anche se sono grandi, però spero che “volino” presto, lo dico per loro. Purtroppo in Italia per i giovani è molto complicato. Ed è un peccato perché il nostro Paese è bellissimo, pieno di umanità. Giro in tournée, incontro la gente vera, piena di buoni sentimenti non come appare nei social o in tv».
Le chiedo dei suoi genitori: Stefania Sandrelli e Gino Paoli. In questa fase della vita, si ribaltano un po' i ruoli, le dipendenze affettive...
«Eh certo: è così, è la vita anche se uno quando è giovane non lo capisce. Io conosco la dipendenza affettiva perché non ho facilità, per esempio, a chiudere i rapporti, anche quando andrebbero chiusi. Quanto ai genitori: erano oggettivamente forti, importanti socialmente. Però sono stati molto bravi a non interferire nella mia vita, non mi hanno mai dato troppi consigli, detto di fare così o di fare cosà, spingendomi a essere responsabile della mia vita. E a proposito di dipendenze, mi hanno insegnato a non essere dipendente dal successo».
Mara Pedrabissi