FESTIVAL VERDI
«Otello», applausi con finale pro Palestina
«Tuoni la guerra e s’inabissi il mondo…». Di guerra e di pace si parla in «Otello» di Giuseppe Verdi, opera che ieri sera al Teatro Regio di Parma ha inaugurato il Festival Verdi 2025.
Pur nel sollievo che la musica riesce talora a dare agli affanni quotidiani, la serata non si è sottratta a un pensiero all’attualità perché, in giorni in cui l’opinione pubblica si sta mobilitando per la pace, la ribalta a fine spettacolo si è conclusa con la scritta «Free Gaza» e la bandiera della Palestina comparse sui tabelloni a led della scenografia. È stato questo il modo in cui i lavoratori del Teatro Regio, in agitazione, hanno scelto di manifestare solidarietà per la popolazione palestinese, senza compromettere il regolare svolgimento della recita.
Così si è conclusa una serata il cui fulcro è stata la drammaturgia intessuta dalla musica di Verdi sul libretto di Arrigo Boito tratto dal dramma di Shakespeare. Drammaturgia rivelata dalla direzione di Roberto Abbado nella timbrica dai toni scuri, spesso violenti, a tratti insinuante. Ottenendo un buon equilibrio tra volumi orchestrali e le voci dei solisti mai prevaricate (impresa non facile in questa partitura così densa), il Maestro sul podio della Filarmonica Toscanini ha delineato una lettura attenta, pulita, priva di effettismi, trovando buona risposta nell’orchestra e nell’interpretazione di alcuni solisti.
Sulle nuance raffinate di Mariangela Sicilia, Desdemona di carattere anche se vittima sacrificale designata, si è giocato indubbiamente il quarto atto (e dopo la sua Ave Maria il pubblico, sino ad allora piuttosto contenuto, si è finalmente lasciato andare a un applauso a scena aperta).
Nel complesso apprezzabile l’interpretazione del baritono Ariunbaatar Ganbaatar nel ruolo di Jago, disegnato nella sua doppiezza con screziature vocali che alternavano bellezza del timbro e capacità di far emergere i lati più infidi del personaggio. Più monolitica la prova di Fabio Sartori nel ruolo di Otello, mentre essenziale è stato il ruolo del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani, nel dipingere lo scenario emotivo di questo dramma. Bene anche il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma, preparato da Massimo Fiocchi Malaspina.
Valido l’apporto dei comprimari: Davide Tuscano (Cassio), Francesco Pittari (Roderigo), Francesco Leone (Lodovico), Alessio Verna (Montano), Natalia Gavrilan (Emilia), Cesare Lana (Un Araldo).
Nel dare risalto alla musica è risultata complessivamente funzionale la regia di Federico Tiezzi – con le scene di Margherita Palli, i costumi di Giovanna Buzzi, le luci di Gianni Pollini, la drammaturgia di Fabrizio Sinisi – che è rimasta per lo più sullo sfondo, essenziale nei movimenti e giocata sui toni del nero e sulla proiezione di parole del testo shakespeariano. Una scelta non seguita però sempre coerentemente, con qualche invenzione che risultava fuori fuoco (come il gesto appena accennato di Jago di mettersi un naso da pagliaccio durante il Credo).
La prémière dell’opera è stata trasmessa in diretta su Rai Radio3, mentre le prossime repliche si terranno domenica 5 ottobre alle 15.30, sabato 11 ottobre alle 20.00 e domenica 19 ottobre alle 20.00.
Lucia Brighenti