Sciopero
La protesta arriva al Regio, salta «Falstaff». Solo due precedenti nell'ultimo mezzo secolo
Alla fine, al posto della bandiera inglese che caratterizza la regia di Jacopo Spirei per l'opera «Falstaff» - che ieri sera avrebbe dovuto debuttare, terzo titolo del Festival Verdi - alle 19.30, sulla facciata del Teatro Regio, è apparsa la bandiera di Gaza.
Così gira la storia. Lo sciopero generale dei lavoratori delle Teatro è stato confermato da un comunicato stampa nel primissimo pomeriggio, poco prima delle 16: «La recita è cancellata per causa di forza maggiore. Dal 7 al 22 ottobre sarà possibile richiedere il rimborso dei biglietti». Chi ha acquistato alla Biglietteria del Regio deve scrivere a biglietteria@teatroregioparma.it; in alternativa e salvo disponibilità, sarà possibile richiedere il cambio di data/spettacolo. Chi ha acquistato online tramite Vivaticket riceverà una apposita comunicazione con le modalità di rimborso.
Così alle 19.30 ha preso corpo il presidio di lavoratrici e lavoratori in via Garibaldi: gli esponenti dei comparti tecnici e delle masse artistiche, il Coro del Regio e l'Orchestra Toscanini.
A determinare la cancellazione dello spettacolo, sono stati i comparti tecnici, come spiegano Lorenzo Pelagatti (Rsu Cgil) e Nicolò Baruffini (Rsu Usb). «Già dal pomeriggio nessuno dei reparti tecnici si è presentato a lavorare, l’adesione è stata massiccia, al 100 per 100, tra macchinisti e elettricisti. Hanno aderito anche dal reparto sartoria, amministrativo, parte del personale di sala. Cosa che ha reso impossibile la recita. La decisione deriva da un percorso condiviso, anche nelle recite di Otello e Macbeth avevamo esposto la bandiera di Gaza», spiega Pelagatti. Aggiunge Baruffini: «Non era possibile, in una giornata simile di mobilitazione contro il genocidio di Gaza, affrontare lo spettacolo normalmente; anche se resta il dispiacere di far saltare una prima». Qualche corista e professore d'orchestra, si orecchia tra i presenti, avrebbe preferito una soluzione diversa, magari fare la recita e alla fine esporre la bandiera palestinese e leggere un comunicato, come già era avvenuto in occasione dell’Under 30, mercoledì. Ma alla fine i numeri sono stati determinanti.
L'avviso, pur puntuale, non ha raggiunto la totalità del pubblico: dalle 19 alle 21, parte del personale di sala era in Biglietteria (chiuso il Foyer) per accogliere coloro che, specie stranieri, arrivavano ignari dello sciopero. La parola “strike”, sciopero, ha creato un po’ di sconcerto e di inevitabile delusione sui loro volti ma non risulta si sia creata nessuna particolare frizione.
Mara Pedrabissi
Due soli precedenti nell'ultimo mezzo secolo
Due sole volte, nell'ultimo mezzo secolo, dal 1976 a oggi, il Teatro Regio di Parma è stato travolto da agitazioni così impattanti sullo spettacolo. Il primo episodio, il 5 febbraio 1999 per una rappresentazione de «La battaglia di Legnano», è rimasto negli annali. L'azione fu attuata dall'Orchestra Toscanini che si rifiutò di suonare per rivendicazioni sindacali. L'opera andò in scena con il golfo mistico deserto; i cantanti si esibirono accompagnati unicamente dal pianista Paolo Burzoni. Grandi proteste del pubblico nonostante le scuse «in diretta» dell'allora sovrintendente Gian Piero Rubiconi, uomo di grande mediazione, che salì sul palcoscenico. Resta negli annali anche la dura reazione dell'allora sindaco Elvio Ubaldi.
Il secondo episodio si consumò nell'ottobre 2014, in pieno Festival Verdi, durante la seconda recita de «La forza del destino» (opera che per gli scaramantici ha una certa nomea...): a incrociare le braccia fu gran parte del personale di palcoscenico (macchinisti, elettricisti) che aderì a uno sciopero regionale della Cgil, in segno di protesta contro il Jobs Act. L'opera, pur non venendo annullata, fu eseguita in forma di concerto, senza scene né costumi. All'epoca sindaco era Federico Pizzarotti, che commentò l'episodio anche con un post su Facebook. Amministratore esecutivo del Teatro era Carlo Fontana che salì sul palcoscenico, prima dell'opera, a spiegare la situazione. E in precedenza? «Durante i miei vent'anni da direttrice, dal 1976 al 1995 - assicura Angela Spocci - non ci fu nessun episodio».
m.p.