La soprano
Clara, dalla Francia a Pione per ritrovare i «suoi» monti
Bardi L'estate bardigiana è stata un intreccio di lingue diverse, prevalentemente inglese e francese variamente accentati che si sono aggiunti all’italiano di base. Sono spia del gran numero di emigranti e loro discendenti che hanno risposto all’irresistibile stimolo a tornare nell’indimenticabile terra. Hanno affollato negozi, feste, sagre, e in molti casi hanno ripopolato frazioni nelle campagne attorno a Bardi, dove ancora resistono le case da dove i primi sono partiti per il Galles, l’Inghilterra, la Francia, l’America, la Svizzera, gli Stati Uniti, l’Argentina, il Venezuela, l’Australia.
Alla festa dell’Assunta di Pione ha partecipato anche Clara Fournillier, soprano francese, per alcune settimane nell’antica casa di famiglia con il marito Pierre, le figlie Celeste e Bianca e il figlio Octave. Clara è figlia d’arte: il padre, Patrick Fournillier, è un celeberrimo direttore d’orchestra. Ha diretto l’Opéra di Saint-Étienne, nella Loira, allestendo opere del grande repertorio italiano e francese. Ha diretto l’Orchestra della Scala di Milano, è stato direttore musicale dell’Orchestra sinfonica Arturo Toscanini di Parma, dell’Opera nazionale della Finlandia e dell’Opera nazionale di Polonia. È invitato a dirigere opere in Europa e nel mondo. Il legame tra la frazione della Val Lecca e la famiglia Fournillier risale alla bisnonna di Clara, Giuseppina Provini, classe 1899, che ancora è ricordata.
Racconta Clara: «Giuseppina era arrivata a Pione da Groppallo con sua madre Angela, giovane vedova che aveva sposato in seconde nozze un agricoltore della Costella che aveva accolto anche la sua bambina. A vent’anni, Giuseppina era con il marito Giuseppe Rolleri di Illica. Lui faceva il muratore, lei lavorava come domestica. Dagli anni ‘60, ogni anno tornavano per quattro o cinque mesi a Pione, dove avevano comprato una casa, per ritrovare parenti e amici».
La figlia di Giuseppina e Giuseppe, Maria, che da piccola aveva vissuto alla Costella con la nonna Angela, aveva sposato un francese, Aimè Fournillier, dal quale aveva avuto il figlio Patrick. Continua Clara: «Mio padre, da bambino, passava tutte le estati in val Lecca e gli piaceva suonare l’organo in chiesa. Io mi sono affezionata al paese grazie a Giuseppina, che è morta a 98 anni. L’amavo tanto. Mi ha insegnato a parlare italiano e a cucinare. La sua casa a Parigi era un po’ come questa di Pione. Qui c’è uno spirito che non trovi altrove, forse c’è un po’ in Corsica, da dove viene mio marito».
L’amore di Clara per il paese degli avi si è fatto più intenso dall’adolescenza, quando tornava con i parenti, alla giovinezza, quando portava qui il fidanzato, a oggi che è madre. «Anche a mio marito e ai bimbi piace tanto stare qui: per me è importante trasmettere loro la passione per questi luoghi e la storia degli antenati. Qui facciamo una vita che a Parigi non riusciamo a fare. Passeggiamo nei boschi, scendiamo alla Porcellana, andiamo a messa, frequentiamo le feste, incontriamo tante persone che ci conoscono. Mio padre è una specie di star, qui».
Quando è lontana, l’artista pensa spesso a Pione. «Se non torno almeno una volta l’anno mi manca. C’è un grande senso di comunità, la gente ha il cuore aperto. Purtroppo l’unico bar ristorante che c’era è chiuso. Però è stato aperto un circolo, vicino alla chiesa, gestito da volontari che si impegnano per tutti».
Clara Fournillier ha iniziato il suo percorso musicale nel 2013 al Trinity Laban Conservatoire di Londra, dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in Letteratura comparata alla Sorbona di Parigi e aver lavorato come regista teatrale in molti teatri dell’opera in Europa e negli Stati Uniti. Tra i ruoli più recenti che ha interpretato ci sono Poppea in «L’incoronazione di Poppea» di Monteverdi, Frasquita, nella «Carmen» di Bizet, Soeur Constance in «Dialogues des Carmélites di Poulenc», Rosmene in «Imeneo» di Handel, Tina in «Flight» di Jonathan Dove. Per il suo contributo all’ultima stagione del festival internazionale Opéra de Baugé, ha ricevuto il Gil-Rodriguez award. Una recensione su un blog culturale inglese l’ha definita «una Poppea luminosa e languida, coinvolta emotivamente, ammaliatrice, con un’interpretazione sottile e intelligente». «Conoscere l’italiano è un punto di forza per me - spiega -. Sono cresciuta nell’ambiente della musica operistica, mio padre dirige la lirica. La musica è tutta la mia vita. Mia mamma è musicista, il nonno era un cuoco, però cantava molto bene come tenore. Avrebbe fatto una carriera immensa se avesse potuto studiare. Ma non è solo una questione di parentela. Io sono musicista e mio fratello non lo è. Dei miei bambini, solo Octave è musicofilo. A quattro anni suona già il pianoforte e non pensa ad altro che alla musica. Condivido questa passione con Pierre. Lui lavora nel campo legislativo, ma gli interessa anche la musica, suona la tromba. Ci siamo incontrati a un mio concerto: lui era tra il pubblico ed è venuto a parlarmi».
Alla sagra serale, tra la cena e il ballo, la soprano si è interessata anche ai motivi popolari cantati ai tavoli. «Il canto è l’anima di queste montagne, ed è diffuso anche in Corsica. C’è un repertorio molto interessante che rischia di perdersi. È diverso dalla lirica, ma è sempre musica. A me piace cantare tutto. Amo molto Puccini perché emana tanta passione. Mi interessa Verdi, ma anche la musica francese e Mozart. Il ruolo che mi ha sempre affascinato è la Traviata, che sto ancora studiando perché è molto difficile. Quando lo farò, spero di dare il meglio».