La gazza ladra

Mauro Coruzzi ne fa 70: «Buon compleanno a me»

Mauro Coruzzi

Certo che novembre si presenta con tutte le caratteristiche tipiche dell’autunno senza variazioni: grigio il cielo, le prime brume che invitano all’indossare cappotti, loden di rigore e le ricorrenze, prima i Santi e poi i Defunti sono lo scenario sul quale ci si occupa dei «grandi temi» della vita e lo dico con tutta la fermezza di chi vive randagio ai margini della riflessione posata, più incline alla pratica del borderline, con valutazioni della società sempre e necessariamente «originali», si potrebbero chiamare indagini creando legami inaspettati tra elementi di varia caratura. Ma che verbosa e inutile spiegazione per dire, molto più semplicemente che da quando avevo 20 anni, mi ha poi sempre fatto pensare come l’omicidio di Pier Paolo Pasolini sia avvenuto nella giornata dove si omaggiano i Defunti e che proprio questo avvenimento luttuoso mi spinse, 50 anni fa, a confezionare il mio primo servizio «giornalistico» importante, che andò in onda su Radio Parma il giorno 3 di novembre, utilizzando ritagli di giornali vari - allora non c’erano altri modi per conoscere la cercare le fonti d’informazione -, ma non ho potuto far altro che connettere Ognissanti, i Defunti, Pasolini e me perché il giorno 4 di novembre è il mio compleanno così che come da calendario, le stagioni della vita, settimane. Mesi lustri e decadi, mi costringono a fare se non dei bilanci almeno delle stime su quanto è andato via, su quello che si è conquistato, trovare i motivi perché implacabile l‘anagrafe mi dice, tassativa, che questo è il compleanno dei 70, indicibilmente sono «I miei primi 70 anni». Niente feste, le lasciamo ai teenager, per loro sì che hanno un senso, poi è tutto un posare, cibarsi di una insolita allegria in attesa che poi con la ruota che gira si passi all’anno successivo. Mi sono accorto mio malgrado che quello dei 70 viene ritenuta come un «passaggio» importante, tanto da spingere anche lussuose firme del giornalismo a interrogarmi, con varie domande che vanno dal «come stai?», come se avere affrontato due ictus ti renda un miracolato inviso persino alla «falce nera», al dover questionare sulla «Cosa migliore la peggiore di questi primi 70 anni» o se mi sono pentito, professionalmente, di avere fatto qualcosa, di discutibile. E se poi vai a far notare come sia sempre stato un soldato, con la Radio mattutina che impedisce di «svagarsi», pena il mancato raggiungimento dell’obiettivo, ecco, base di nuove fondamenti, i progetti per il domani che anche se meno pingui, non mancano sul bloc notes …come si dice «Avere una lunga carriera… alle spalle», ma bando alle pratiche di definirsi «modesti» per non dirsi quello che va detto, di aver compiuto un salto triplo quasi «mortale» che, credo abbia dato anche ai «dissimili» come me una dignità, una visibile presenza anche nel tessuto della società. Non siamo, non sono, un «eterno caso dalla impulsività pericolosa», ma un signore che «ha cambiato la vita che non ce la fa a cambiare me». Grazie a tutti per i tanti saluti e «auguri» che già mi sono arrivati, e per quelli che arriveranno, li metto al sicuro, per quando non ci sarà piò motivo di porgerli…

Buona domenica