La piazza dedicata al pittore che si trasferì a Oppiano nel '41
Amos Nattini «torna» a Gaiano
Il Comune ricorda l'artista che fu sindaco nel dopoguerra
«Amos Nattini pittore d’altri tempi» era la scritta che risaltava sul grande schermo allestito nella piazza di Gaiano che nell’occasione è stata intitolata all’artista di origini genovesi, vissuto dal 1892 al 1985 e che dal 1941, durante la Seconda guerra mondiale, si trasferì ad Oppiano, dove rimase fino alla morte.
Una cerimonia partecipata alla quale ha dato l'avvio l’intervento del sindaco Maristella Galli che ha evidenziato come la piazza «si trovi «in una posizione centrale e sarà in grado di dialogare con due realtà: la nuova e la vecchia scuola, con quest’ultima che sarà offerta alle associazioni di Gaiano». Il primo cittadino ha poi evidenziato che il Comune ha ricevuto in dono da Miranda Amoretti, vedova di Claudio Cesari, una copiosa corrispondenza e vari schizzi di Nattini.
Il Comune possiede anche una copia della Divina Commedia di Nattini con relativo leggio. Manuel Magnani ha poi parlato del pittore dal punto di vista politico, ricordandolo quale primo sindaco eletto nelle elezioni del 31 marzo 1946 (si dimise il 18 luglio del 1946 perché i suoi principi non si conciliavano con la politica) e la sua partecipazione alla Resistenza, a causa della quale fu arrestato e imprigionato a Pontescodogna, ma poi liberato grazie anche all’intervento del pittore Riccardo Fainardi, suo amico.
Dopo che il sindaco ha tolto il drappo tricolore posto sulla denominazione della piazza, la storica dell’arte Anna Mavilla ha tracciato, con l’aiuto di immagini proiettate sul grande schermo, le linee fondamentali della vita e dell’attività pittorica di Nattini. «Come ogni pittore – ha detto – aveva il potere magico di rischiarare il buio evidenziando la luce con il colore». Si sono poi raccontati la sua nascita a Genova, i suoi studi delle lingue e quelli sul corpo umano, le sue prime opere, l’incontro e l’amicizia profonda con Gabriele D’Annunzio che lo portò a illustrare «Le canzoni delle gesta d’oltremare», i 18 mesi passati a Parigi dove conobbe la cultura francese, il ritorno a Genova, i 20 anni di lavoro per studiare e realizzare le 100 «immagini» della «Divina Commedia» con la tecnica dell’acquerello, occupandosi anche della stampa, dei caratteri, delle copertine dei tre volumi e dei leggii dove esporre i raccoglitori.
Infine la sua permanenza nell’eremo di Oppiano, periodo al quale risalgono le tavole che fissano la natura dei luoghi, le grandi tavole mitologiche, le grandi battaglie, le tradizioni popolari e lo spettacolo della natura.