Bardi

Addio a Giacomo Isingrini, muratore e pizzaiolo. Aveva lavorato per molti anni in Libia

Un'altra penna nera «andata avanti»

Bardi Oggi alle 14,30 Bardi si stringe attorno alla famiglia di Giacomo Isingrini, 80 anni, alpino “storico”, morto lunedì. Nato il 16 ottobre 1944 nella frazione di Dorbora da una famiglia contadina, era stato un abile muratore capace di fare accurati restauri ed era pizzaiolo nel ristorante “Da Rita”. Con Rita Figoni, nata nel 1950, che aveva sposato nel 1970, aveva condiviso l’avventura dell’emigrazione: prima quattro anni in Libia, lavorando per la Nasa e per Gheddafi, poi uno in Germania in un albergo. Alla pensione aveva imparato l’arte dalla moglie, gestore del bistrot che è stata la prima pizzeria a Bardi. Nel 1980 il trasferimento della coppia, con il figlio Istuan, nato nel 1975, nello storico palazzo Lavanga di via Cella angolo via Predella che Giacomo aveva ristrutturato, aiutato dalla moglie. Rita racconta: «Ieri mattina Giacomo era uscito per spinaroli, abbiamo pranzato; nel pomeriggio è andato a Gazzo e non è più tornato. Aveva tagliato l’erba e dato da mangiare agli uccellini. Istuan l’ha trovato riverso nel prato».
Isingrini è morto nel luogo che più amava, l’ex scuola che aveva ristrutturato con le sue mani. «Gli piaceva la terra, stare all’aria aperta, andare a caccia, a pesca e a funghi. Stava bene anche in compagnia. Ha vissuto come ha voluto». Così Istuan - occupato in Montagna 2000 ma in aiuto ai genitori nel tempo libero - ricorda il padre: «Mi ha insegnato la manualità: fare le pizze, costruire un muro di cemento, predisporre impianti elettrici, fare lavori di idraulica». Gli Isingrini-Figoni sono una famiglia internazionale: la madre di Giacomo era una slava approdata a Bardi come carbonaia e il nonno di Rita era uno spagnolo in fuga dalla guerra, adottato dai Figoni di Grezzo. E internazionale è la clientela del locale aperto sul mondo piccolo e grande di Bardi, biglietto da visita il sorriso di “Giacomino” e l’ironia di Rita. La vicina di casa Maria Luisa Basini ricorda Isingrini come «una persona estremamente gentile, di poche parole, ma che con il suo sorriso, che in ogni incontro regalava generosamente, ti dimostrava la sua accoglienza».