Coenzo
Addio a Damiano Bosco, l'agricoltore che sapeva leggere il futuro
Si faceva trovare pronto alle nuove sfide di un mondo in trasformazione
Teneva il volante della mietitrebbia in pugno, concentrato sul lavoro che doveva fare, ma il pensiero era rivolto alla famiglia. Mercoledì si è spento a 56 anni l'imprenditore agricolo Damiano Bosco. Era cresciuto al Brusadino, l'antica corte in mezzo ai campi, nel cui complesso sorge anche una piccola chiesa, che i Bosco, arrivati nel 1976 da Montagnana (Pd), hanno custodito con cura.
Sempre con il sorriso sulle labbra, Damiano conduceva il proprio podere e si occupava di lavorazioni agricole conto terzi. Lo si vedeva instancabilmente in azione con i suoi trattori Claas, per poi correre ad aiutare alla festa di paese. Memorabili anche i piacevoli momenti conviviali che organizzava al Brusadino, dove - specie il 1° maggio - non era difficile vedere a tavola oltre cento persone fra parenti e amici per grigliate che non conoscevano fine. Ogni occasione costituiva un pretesto per stare insieme.
«Io - racconta la sorella Federica, di 12 anni più giovane - ero all'inizio un po' la bambolina di Damiano e Lorenzo, miei fratelli maggiori. Poi mi hanno seguito nell'adolescenza e guidato come fossero miei genitori. Ora ci si confrontava come famiglia. Damiano ha sempre avuto grande attenzione verso gli altri. Lo si vedeva volontario alla Fiera della simpatia di Coenzo; ad allestire carri per la sfilata di Carnevale, alle iniziative della parrocchia...» Ed è stato proprio nell'ambito della parrocchia che il suo sguardo è caduto su una ragazzina. «Mi ha corteggiata per un paio d'anni, prima che iniziassimo a frequentarci. Poi siamo stati insieme per sei anni e nel 1998 è arrivato il momento di sposarci». A parlare è la moglie, Ilaria Scauri, che con Damiano ha condiviso ogni momento: la gioia della nascita dei figli Rebecca e Leonardo, lo sviluppo dell'azienda e, ultimamente, la fase della malattia. Sempre insieme. Sempre legati. Damiano aveva massima considerazione della famiglia, pilastro che regge tutto. E la famiglia era al suo fianco.
Con i figli era molto presente. Li ha educati ad impegnarsi per realizzare i propri sogni. Ha trasmesso un'impronta e dei valori, ma senza cercare di condizionarli: la sua filosofia era quella di ritenere gli errori inevitabili ed educativi, perché forgiano la crescita.
Damiano, il “burlone buono” che ha fatto scherzi a tutti per divertirsi poi assieme, mancherà a molti. Che ne ricorderanno la grande capacità imprenditoriale - basti pensare all'intuizione di avviare un impianto per produrre biogas, quando era una assoluta novità -, il desiderio di sperimentare (ha coltivato anche riso), ma soprattutto la disponibilità, l'amicizia. Il sindaco Nicola Cesari ha commentato: «Ci lascia un uomo esemplare, punto di riferimento per Coenzo, dove si è sempre distinto non solo nel lavoro ma anche per la sua grande generosità, contribuendo ad organizzare molte feste di paese. Era pieno di energie. La sua grande forza mancherà a tutti noi».
I funerali si sono svolti ieri, davanti a centinaia di persone. Durante la funzione, presieduta da don Enrico, don Aldino ha ricordato i principali aspetti del carattere di Damiano, il coraggio in tutto quello che faceva, la fede e il senso dell'amicizia. È stato letto poi il testo di un gruppo di amici, legati al mondo dell'agricoltura: «Damiano aveva il cuore riservato alla famiglia, i piedi per terra e gli occhi rivolti all’orizzonte. Lo sguardo di Damiano era verso il futuro. Voleva precorrere i tempi, pensare a cosa sarebbe potuto servire per il progresso della sua azienda e, in generale, per la crescita dell’agricoltura. Il suo è stato un lavoro metodico, paziente, concreto, proficuo. Sempre portato avanti con serenità. Mai una parola oltre il dovuto. Immancabile, invece, un sorriso per stemperare le inevitabili tensioni di fronte a un imprevisto».
«Anche negli ultimi tempi - è stato ricordato - pur consapevole della gravità della malattia, non rinunciava a scherzare. “Altrimenti dovrei pensare a cose alle quali è meglio non pensare” diceva. Damiano ha sempre cercato di guardare avanti. La sua sfida era quella di farsi trovare pronto, con i mezzi giusti e la professionalità necessaria a fare fronte alle richieste di un mondo agricolo in continua trasformazione, mettendo gli interessi degli altri davanti ai propri. “Minaccia di piovere? Vengo da te. Poi io il mio lo faccio sempre”».
Damiano lascia la mamma Lucia e il papà Ferdinando; la moglie Ilaria e i figli Leonardo e Rebecca con Alex; il fratello Lorenzo e la sorella Federica.