Il mistero della donna scomparsa a Brescia: indagato anche il fidanzato di una delle figlie

Andrea Cittadini (agenzia Ansa)

A Temù non si parla d’altro. «Qualcosa non torna», è la convinzione degli abitanti del piccolo paese in provincia di Brescia al centro di un vero e proprio giallo. Perché quello che sembrava un incidente in montagna ora sta assumendo i contorni di un delitto. 

«Se Laura fosse caduta lungo il sentiero che dicono abbia percorso, l’avrebbero sicuramente trovata», spiegano i residenti. Tutti conoscevano Laura Ziliani, 55 anni, ex vigilessa in paese, così come era noto il marito morto nel 2012 travolto da una valanga. E le loro tre figlie, due delle quali sono indagate a piede libero per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Stessa ipotesi di reato che il pm della Procura di Brescia Caty Bressanelli, ha mosso anche nei confronti del fidanzato della maggiore delle due sorelle. E’ il terzo coinvolto in un’inchiesta che si sta allargando. 

Manca sempre il corpo della vittima, che non si trova dall’8 maggio scorso, da quando «attorno alle sette è uscita di casa per andare a camminare», come hanno raccontato ai carabinieri le due figlie finite sotto indagine. La minore ha 19 anni e la maggiore 27 e il fidanzato di quest’ultima è coetaneo ed è residente a Lecco. E ha trascorso molte settimane a Temù mentre i soccorritori erano impegnati a cercare la mamma della sua fidanzata. Sono tutti indagati a piede libero e ora il consulente informatico nominato dalla Procura avrà 90 giorni di tempo per analizzare i loro cellulari, tablet e computer, sequestrati nelle scorse ore. Così come il materiale informatico che il perito, alla presenza dei consulenti di parte, ha prelevato dalla casa di via Ballardini a Temù dove la 55enne ex vigilessa trascorreva ogni fine settimana arrivando dalla città dove aveva spostato la residenza dopo la morte del marito. 

Oltre al materiale sequestrato alle persone sotto indagine, determinante sarà l’analisi sul cellulare di Laura Ziliani che risulterebbe non attivo dalla serata prima della scomparsa e che è stato ritrovato incastrato tra una panca e le scale della cantina dell’abitazione di Temù, in una area della casa adibita a guardaroba e a deposito dell’attrezzatura di montagna. Dall’abitazione i tecnici incaricati dal magistrato titolare dell’inchiesta hanno prelevato anche il router per ricostruire il traffico di internet negli ultimi tempi e certificare chi si è agganciato alla rete wifi privata. 
«Non ho dichiarazioni da rilasciare», si è limitata a dire l'avvocato Maria Pia Longaretti che difende le due figlie indagate della donna scomparsa. Nel 2020 la 55enne bresciana, dipendente comunale a Roncadelle nell’hinterland, era sottoposta a controlli medici in seguito ad alcuni episodi di tachicardia e «sono state escluse patologie cardiache rilevanti», hanno messo nero su bianco gli inquirenti che avevano sentito anche il medico che seguiva la donna che la mattina della scomparsa aveva pure disattivato il gps che portava sempre quando andava a camminare in montagna. Le figlie hanno raccontato che la donna avrebbe percorso a piedi un sentiero tra Lecanù e Villa Dalegno. Un percorso semplice con protezione ai lati. «Se fosse caduta lì l’avrebbero ritrovata», è il pensiero della gente di Temù. E invece dall’8 maggio scorso ad oggi è stata solo ritrovata una scarpa da montagna riconosciuta dai parenti. (ANSA).