Chiavari, l'omicida tradito dal labiale

Una consulenza fornita da una associazione di sordomuti per leggere il labiale del presunto omicida, che spiega di avere usato un solo colpo di pistola, tracce di polvere da sparo sull'auto di una amica, complice involontaria dell’omicidio, e l’impronta di una scarpa sul luogo del delitto: sono alcuni elementi che hanno portato all’arresto di Sergio Tiscornia, presunto assassino di Pino Orazio, ex collaboratore di giustizia ucciso ad aprile in un silos a Chiavari. L’omicidio ha un movente passionale ed economico legato alla seconda vita della vittima e non a vendette di mafia. 
L’assassinio aveva fatto scalpore nella ricca cittadina del levante ligure perché aveva fatto conoscere il passato di Pino Orazio, che prima di diventare commerciante di gioielli era stato un killer della mafia, si era pentito ed era diventato collaboratore di giustizia. Colleghi e conoscenti di Chiavari rimasero spiazzati dalla scoperta.

 Il presunto omicida, Sergio Tiscornia, arrestato nella notte, operaio edile di 50 anni, separato, è il fidanzato di Adriana Hernandez Escobar, che negli anni scorsi aveva avuto con la vittima una relazione sentimentale intrecciata con degli affari. Secondo la polizia, che non ha preso al momento provvedimenti nei confronti della donna, questa si sentiva «oppressa e minacciata» dall’ex. Non è ancora stabilito se Tiscornia abbia agito di sua iniziativa o sia stato spinto a farlo da qualcun altro. Secondo la polizia l’omicidio è stato premeditato dal 2018. Sergio Tiscornia, difeso dall’avvocato Claudio Zadra, da agosto dello scorso anno avrebbe iniziato a pedinare Orazio, a studiarne gli spostamenti e le abitudini

Il giorno dell’omicidio, hanno spiegato gli investigatori, il presunto assassino avrebbe posteggiato il suo mezzo da lavoro in un posteggio a Cogorno, vicino a Chiavari, dove ad aspettarlo c'era una sua amica che lo avrebbe accompagnato fino al silos di Chiavari senza sospettare nulla.  Tiscornia si sarebbe nascosto nel piano del silos dove Orazio era solito parcheggiare il suo suv Merdeces e, tra le 20.20 e le 20.30, lo avrebbe ucciso con un colpo di pistola alla testa. Poi si sarebbe fatto riaccompagnare dall’amica a Cogorno dove avrebbe ripreso il furgone e sarebbe tornato a casa. Sull'auto della donna la polizia scientifica di Genova e di Roma hanno trovato tracce di polvere da sparo e l’impronta di una scarpa da lavoro lasciata anche sul luogo del delitto. L’operaio avrebbe usato schede telefoniche intestate a persone ignare per non essere scoperto. 

Nel corso dell’inchiesta è stato fondamentale anche l’aiuto dell’associazione sordomuti. Dentro una gioielleria della sua fidanzata, Tiscornia parla con il fratello della donna e gli dice che ha usato un solo colpo di pistola. Per ricostruire la frase è stato analizzato il labiale dai membri dell’associazione. I movimenti dell’operaio sono stati ricostruiti attraverso l’analisi minuziosa delle telecamere. «Ancora una volta - ha sottolineato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi - è stata dimostrata la formidabile utilità dei sistemi di videosorveglianza».