VOLONTARIA
La pilota italiana in Ucraina: "Unica donna nella legione internazionale, resterò fino alla fine della guerra" - Foto
Giulia Schiff è stata intervistata dal programma Le Iene su Italia 1
«Vorrei fare di più, mi sento male quando vedo che bombardano ospedali e scuole. C'è chi mi ha chiesto perchè non mi fossi arruolata con i più forti, ma io non vado per vincere la guerra, io vado per dare il mio contributo per gli indifesi». Così Giulia Schiff - la 23enne ex pilota dell’aeronautica militare attualmente a Kiev per combattere come volontaria nelle forze speciali della legione internazionale in Ucraina - nel servizio televisivo delle Iene in onda questa sera, di cui è stata trasmessa un’anticipazione durante il Tg5.
L’allieva dell’Accademia di Pozzuoli, che ha denunciato di essere stata vittima di mobbing e nonnismo, ha deciso di partire per unirsi ai soldati giunti da tutto il mondo nelle terre del conflitto. Giulia Schiff era stata espulsa dall’Aeronautica militare con la motivazione di «inattitudine militare e professionale» e alcuni mesi fa il Consiglio di Stato ha respinto un suo ricorso.
«Sono qua perché non voglio che ci sia la guerra. E se si riesce a fermare qua, a casa non ci arriva. Se resterò fino alla fine della guerra? Sì, non ho in programma di venire via», ha detto ancora Giulia Schiff nel servizio televisivo delle Iene, su Italia 1.
Nella sua intervista, fatta attraverso una videochiamata da Kiev, Giulia racconta di come sia riuscita ad arruolarsi nella legione internazionale. «Ho trovato un altro paio di persone che avevano il passaporto italiano ma che non parlavano l’italiano. Nella legione sono arruolate persone che vengono da tutto il mondo, da Canada, Inghilterra, Brasile, qualcuno da Israele e anche dei curdi. Qui tutti si danno un soprannome. C'è chi mi chiama Jasmine, io sono l’unica donna: mi adorano tutti, mi trattano come una principessa. Essendo una pilota, inizialmente volevano mandarmi all’aeroporto di Kiev ma ora è diventato un punto caldo», spiega la 23enne, che è stata dotata di una pistola e, dopo aver partecipato a briefing e fatto cartografia delle missioni, è stata già impegnata in una di queste: «la mia prima missione è stata impegnativa ma è andata bene», dice.
I militari russi «uccidono donne e i bambini e le stuprano. Uccidere? Quando lo farò non lo dirò», prosegue Giulia che lancia un appello affinché tutte le persone che scappano dalla guerra siano accolte «perché se fosse successo a noi, avremmo voluto così». La ex pilota dell’aeronautica militare mostra anche degli strumenti per fare compressioni e rianimazione oltre a dei lacci emostatici che porta sempre con sé. «Non sono qui a pettinare le bambole», chiarisce Giulia.