SENTENZA

Botte per brutti voti, i genitori condannati a risarcire i figli

La decisione del Tribunale di Pavia

Ogni volta che tornavano a casa da scuola dopo aver preso un «brutto voto» (o almeno ritenuto tale dai genitori), per loro erano momenti davvero terribili. Un ragazzo di 16 anni e la sorella di 12, figli di una coppia di indiani che vive a Pavia, hanno subìto durissime punizioni dal padre e dalla madre: botte inferte con la scopa e addirittura frustate con il cavo dell’elettricità. Una brutta vicenda finita in Tribunale.
I giudici di Pavia hanno condannato entrambi i genitori a 4 mesi di reclusione per il reato di abuso dei mezzi di correzione. La pena è stata sospesa e il papà e la mamma non andranno in carcere; per entrambi è stato disposto però anche un risarcimento di 10mila euro per ognuno dei due figli.
I fatti risalgono al 2019. I due ragazzi, esasperati per il clima che si vive in famiglia e stanchi di essere picchiati dai genitori insoddisfatti del loro rendimento scolastico, decidono di denunciare quanto sta succedendo. Al loro fianco si schiera anche la scuola, dove gli insegnanti si sono subito accorti del disagio dei due studenti. Del caso si occupa anche il Tribunale per i minorenni di Milano, che dispone l’allontanamento dei due figli da casa: il fratello e la sorella vengono accolti in una struttura protetta.
Inizialmente il padre e la madre vengono indagati per maltrattamenti in famiglia; poi, su richiesta del pubblico ministero Valentina De Stefano, l’ipotesi di reato viene derubricata in abuso di mezzi di correzione.
Nel corso del processo gli avvocati Francesca Timi e Cristina Castagnola, le legali che hanno rappresentato i due figli, hanno spiegato che in realtà il fratello e la sorella a scuola hanno quasi sempre conseguito voti e giudizi sopra la sufficienza: ma, evidentemente, ai loro genitori non bastava.
Per l’avvocato Rosario Tripodi, legale della coppia (il padre ha 50 anni, la mamma 40) «il fatto che il reato sia stato derubricato significa che il Tribunale ha riconosciuto che tra i due figli e la loro famiglia è stato riallacciato un rapporto. Se sin dall’inizio si fosse parlato di abuso di mezzi di correzione, si poteva evitare la condanna penale. Una sentenza contro la quale quale ricorreremo senz'altro in appello, dopo aver letto le motivazioni della decisione presa dai giudici».