Vaiolo delle scimmie: tre casi in Italia. Salgono in Europa
Mentre aumentano in vari Paesi europei i contagi da virus del vaiolo delle scimmie, anche in Italia l’infezione ha fatto registrare altri due casi, che si aggiungono al primo confermato ieri. Ad oggi, rende noto l’Oms, sono almeno 8 i Paesi Europei che hanno segnalato questo tipo di infezione - un’ottantina i casi totali - oltre a Usa, Australia e Canada. La situazione, rassicurano tuttavia gli esperti, non desta al momento particolare allarme ed anche l’eventualità che si possa rendere necessario procedere ad una vaccinazione dei contatti stretti con il vaccino antivaiolo appare, oggi, improbabile.
Salgono dunque a tre i casi confermati in Italia, ha confermato l’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato, e sono tutti in carico all’Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma. Al caso di ieri se ne aggiungono oggi altri due, confermati dalle analisi, e sono correlati al caso zero. Ogni caso riscontrato ha una decina di contatti, ha reso noto l'assessore, ed è in atto dunque lo screening su 30 contatti. La situazione, ha aggiunto D’Amato nel corso di una conferenza stampa, «è assolutamente sotto controllo». Il primo messaggio da dare, anche secondo il direttore generale dello Spallanzani, Francesco Vaia, è appunto che non vi è alcun allarme anche se la situazione è «da tenere sotto monitoraggio». Quanto allo stato clinico dei tre pazienti, sono in discrete condizioni di salute, ha comunicato Vaia, e sono trattati con una «terapia sintomatica allo stato sufficiente». Presso l’Istituto sono disponibili, comunque, farmaci antivirali che potrebbero essere impiegati in via sperimentale qualora si rendesse necessaria una terapia specifica. Vaia ha anche annunciato che per «la prossima settimana il laboratorio di virologia prevede di isolare il virus» e la disponibilità di un isolato virale «renderà possibile eseguire una serie di indagini sperimentali». Gli esperti dello Spallanzani hanno anche tenuto a sottolineare che la trasmissione uomo-uomo caratterizza buona parte dei casi riscontrati ma la malattia «non si può definire come una patologia a trasmissione sessuale e che riguarda in particolare gli omosessuali. Al momento sappiamo che riguarda i contatti stretti». Intanto, un primo caso è stato confermato anche in Francia e in Germania, ed in Spagna sono 30 i casi confermati o sospetti e vari sembrano essere associabili a una sauna della regione di Madrid. Salgono invece a 20 i contagi nel Regno Unito ed il governo britannico ha reperito dosi extra di vaccini anti vaiolo, «efficaci anche contro il vaiolo delle scimmie». Oltreoceano, le autorità sanitarie di New York stanno indagando su un primo possibile contagio.
La situazione è sotto osservazione da parte delle autorità europee: «Stiamo ovviamente monitorando molto da vicino, rimaniamo in stretto contatto con gli Stati membri e i Paesi partecipanti nel comitato di sicurezza sanitaria che si è riunito all’inizio di questa settimana e che si riunirà di nuovo martedì prossimo e avrà incontri regolari per monitorare questo focolaio», ha affermato un portavoce della Commissione europea. I recenti casi sono comunque «atipici per diverse ragioni», ha affermato Hans Kluge, direttore dell’Oms per l’Europa e la trasmissione potrebbe essere in corso da tempo.
Dal canto loro, gli esperti invitano ad evitare allarmismi. Secondo il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli, non c'è allarme anche se i giovani risultano non coperti poichè non sono stati vaccinati contro il vaiolo. Ma ad ogni modo, ha avvertito, «è presto per valutare la necessità di una eventuale campagna di immunizzazione». Anche per Guido Rasi, già direttore dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema), «non c'è motivo di preoccupazione ma di attenzione sì. I casi sono destinati ad aumentare ma dovrebbe esser possibile tenere l'infezione sotto controllo perchè la diffusione di questo virus implica un contatto stretto, e non è - conclude - una patologia contagiosissima come il coronavirus».