piazza san pietro

In 70mila per la benedizione Urbi et Orbi. La preghiera del Papa per l’Ucraina: "Fermate questa guerra insensata"

Erano circa 70mila, secondo stime del Vaticano, i fedeli oggi in Piazza San Pietro per la tradizionale benedizione 'Urbi et Orbì del Papa. Come da tradizione erano presenti in piazza anche le bande musicali (quella della Città del Vaticano e quella dell’Arma dei carabinieri) che hanno eseguito, prima e dopo il discorso del Pontefice, gli inni, quello pontificio e quello italiano.

Il primo pensiero è per l'Ucraina ma il Papa dice che in tutto il mondo, nel quale si vive «la terza guerra mondiale», c'è una «carestia di pace». E per questo invita la comunità internazionale ad adoperarsi per la fine dei conflitti. Nel tradizionale messaggio natalizio, nel corso del quale Papa Francesco ha impartito la benedizione 'Urbi et Orbì, alla città e al mondo, c'è anche un passaggio sull'Iran per il quale si chiede la «riconciliazione» e la fine di «ogni spargimento di sangue». Non manca lo sguardo al Medio Oriente, dalla Siria al Libano. Ma Papa Francesco prega in particolare per la Terra Santa, affinchè riprenda «il dialogo» e «la reciproca fiducia» tra israeliani e palestinesi.
E’ il giorno, questo di Natale, in cui il Papa ripercorre le 'feritè del pianeta e in cui indica le sue priorità geopolitiche, dalla cessazione dei conflitti al sostegno dei Paesi più poveri. Perchè le guerre sono legate a doppio filo con la povertà. Ne è una prova la crisi del grano, innescata dal conflitto in Ucraina, che trova spazio nel messaggio natalizio del Papa.
«Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini - ha esordito Papa Francesco -, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo».
Ma non c'è solo la guerra in Ucraina perchè «il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale». Il Pontefice ha citato la Siria, «ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito». Poi il Libano «perchè possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della comunità internazionale». Preoccupazione è stata espressa anche per il Sahel, lo Yemen e per «le tensioni politiche e sociali» nel continente americano, «penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo».
Il Papa ha infine parlato di «un mondo malato di indifferenza, brutta malattia» che non accoglie Gesù, «anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri. Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani, saggezza di un popolo, che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani», ha concluso il Papa.