Inchiesta

Reperti di prova mal conservati, indagata la pm del caso di Yara Gambirasio

Il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha disposto l’iscrizione nel Registro degli indagati per frode processuale o depistaggio per il pm del caso Yara, Letizia Ruggeri a conclusione dell’udienza di opposizione all’archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti dei presidente della Corte d’assise di Bergamo e di una cancelliera.

La vicenda riguardava la conservazione di reperti della inchiesta che ha portato all’ergastolo il muratore di Mapello. La questione su cui si è pronunciata il tribunale di Venezia (competente sui magistrati di Bergamo), infatti,  riguarda le 54 provette contenenti la traccia biologica mista di vittima e carnefice, spostati dal frigorifero dell'ospedale San Raffaele di Milano all'ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Per Claudio Salvagni, difensore di Bossetti, quel cambio di destinazione, interrompendo la catena del freddo (i campioni erano conservati a 80 gradi sottozero) potrebbe aver deteriorato il Dna rendendo vano qualsiasi eventuale tentativo di nuove analisi.

Le ragioni del gip per chiedere di indagare

La trasmissione degli atti alla Procura perché proceda all’iscrizione nel Registro degli indagati del pm del caso Yara, Letizia Ruggeri, che non era mai stata indagata, per il gip è l’unico «provvedimento adottabile» al termine dell’udienza di opposizione all’archiviazione per il presidente del Corte d’Assiste di Bergamo e di una cancelliera.

Questo a fronte di una «denunzia querela e in un atto di opposizione» presentato dai legali di Bossetti Claudio Salvagni e Paolo Camporini «in buon parte indirizzati nei riguardi proprio» del pm che condusse le indagini e sostenne l’accusa nel processo a Bergamo che portò la condanna all’ergastolo di Bossetti.

La trasmissione degli atti al pm di Venezia per procedere all’iscrizione serve per «permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente» che richiedono «un necessario approfondimento», sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa». Sono invece archiviate le posizioni del presidente della Corte d’Assise Giovanni Petillo e della cancelleria della Corte d’assise di Bergamo.