COVID
Oms, i casi della variante Kraken in numero piccolo ma crescente in Ue
Ecdc, Kraken al 2,5% in Ue, non è detto diventi dominate
«Dati recenti di alcuni di Paesi stanno iniziando a indicare la crescente presenza della variante ricombinante XBB.1.5 (ndr. denominata Kraken) che si sta già diffondendo rapidamente in Usa. I casi di XBB.1.5. nella nostra regione vengono rilevati in numero piccolo ma crescente e stiamo lavorando per valutarne il potenziale impatto». Lo ha affermato Hans Henri Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, nella prima conferenza stampa del 2023 per fare il punto sul Covid-19. Kluge ha invitato tutti i Paesi ad aumentare la sorveglianza genomica sul virus per prevenire il rischio di nuove varianti.
Ecdc: Più infettiva ma non sarebbe più grave
Nelle ultime due settimane dell’anno scorso, nei Paesi europei la sotto-variante XBB.1.5 (soprannominata Kraken) è stata responsabile di meno del 2,5% dei contagi. Inoltre, anche se si osserva una sua crescita, non è detto che diventi dominante in Europa. Sono questi i dati salienti contenuti nella valutazione del rischio connesso alla nuova sotto-variante realizzata dallo European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc).
XBB.1.5, ricorda l’Ecdc, «è stata rilevata per la prima volta negli Stati Uniti con campioni del 22 ottobre 2022 e da allora si è osservata una crescita di questo sotto-lignaggio». La gran parte dei casi di Covid-19 legati a XBB.1.5 continua a essere registrata in Usa, ma la sotto-variante è stata riscontrata anche in Paesi europei: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna e Svezia.
Ancora non si sa molto sulle sue caratteristiche. E’ chiaro che presenti un vantaggio rispetto alle altre sotto-varianti. Tuttavia, precisa l’Ecdc, «la rapida crescita negli Stati Uniti non significa necessariamente che la variante diventerà dominante nell’UE e nello Spazio economico europeo». Una ricerca recente, spiega l’Ecdc, mostra che XBB.1.5 non ha una maggiore capacità del suo progenitore XBB.1 di sfuggire agli anticorpi sviluppati sia dopo il vaccino sia dopo una precedente infezione. Presenta, però, una maggiore capacità di riconoscimento del recettore ACE2, la porta di ingresso che il virus usa per entrare nelle cellule. La sotto-variante potrebbe essere, dunque, intrinsecamente più infettiva. Non ci sono invece dati che indichino una maggiore aggressività.
Viste le sue caratteristiche, conclude l’Ecdc, «esiste il rischio che questa variante possa avere un effetto sulla crescita del numero di casi di Covid-19» in Europa. «Ma non entro il prossimo mese poichè la variante è attualmente presente solo a livelli molto bassi».