polemiche

Sanremo: Amadeus, "se mi mandano via me ne vado". Pro Vita, è un festival gender, il governo intervenga

Amadeus in sala stampa

«Se mi mandano via me ne vado. Se chiunque dovesse dirmi che il mio mandato finisce qua, ne prenderei atto conservando 4 anni bellissimi per tutta la mia vita, con il piacere di aver fatto quello che desideravo fare. Nella vita, al di là dei festival, dipende tutto da un risultato: se si ottengono questi risultati hai una forza, se avessi fatto il 15-20% in meno sarei un allenatore esonerabile. Qualsiasi allenatore è forte finchè la squadra vince, se la squadra perde anche i più grandi sono a rischio esonero. Ecco perchè devo portare quello che sento, bisogna sbagliare con le proprie idee». Così Amadeus in sala stampa.

Un amplesso mimato tra Fedez e Rosa Chemical e un bacio gay tra i due. L’ultima serata del festival gender di Sanremo ha dato il peggio di sè come purtroppo ci aspettavamo dopo serate all’insegna della propaganda Lgbt, del gender fluid e dei messaggi su sesso, cannabis, porno e poliamore. Per non parlare della vergognosa propaganda dell’aborto fatta da Chiara Ferragni, sempre nell’ultima sera, con la sua collana a forma di utero. Peccato che la stessa Ferragni si sia dimenticata di denunciare che proprio quell'utero viene messo in vendita e in affitto da donne povere e schiave per i capricci di chi vorrebbe figli a tutti i costi. Quanto visto a Sanremo non è degno di un servizio pubblico che gli italiani pagano obbligatoriamente con i soldi del canone ma è pura propaganda ideologica. Il governo deve intervenire immediatamente per accertare responsabilità e impedire che messaggi e scene del genere si verifichino in futuro non solo a Sanremo. Da anni, infatti, la Rai è diventata un calderone di propaganda Lgbt con film, fiction e contenuti arcobaleno, sessualmente espliciti o che inneggiano all’utero in affitto e alla transizione di genere tra i minori, come abbiamo denunciato nei giorni scorsi con dei camion-vela a Sanremo e una petizione popolare che ha superato le 34.000 firme».

Il direttore Rai Stefano Coletta "si difende"

«Lavoro da trent'anni stretto al prodotto e non faccio mai valutazioni di natura politica. Nel momento in cui Amadeus ha la libertà editoriale, che condivide con me, è la libertà assegnata a ogni artista; che sia cantante, attore, conduttrice o conduttore; a segnare il percorso. E’ l’impianto più corretto per procedere». Lo afferma Stefano Coletta direttore dell’Intrattenimento Prime time della Rai, intervistato da Repubblica dopo polemiche su Sanremo. Anche del direttore artistico Amadeus dice che «non ha mai letture politiche del suo lavoro, si è formato con la musica, in radio e in televisione». E aggiunge: «Rispetto alla mia poltrona, mi auguro fortemente che chi fa un discorso tecnico non sia valutato politicamente. Sarebbe un errore per l’azienda perchè le persone sanno discernere l’operato di un dirigente: chi conosce la mia storia conosce la mia trasparenza». Coletta ribadisce che nè lui nè la vicedirettrice Lentini sapevano cosa avrebbe detto Fedez: «Per t utte le serate, anche di quel piccolo segmento, dagli altri abbiamo ricevuto tutti i testi, che sono rima sti tali. Solo Fedez ha cambiato all’ultimo minuto», e poi ricorda: «Quando Fedez ha strappato la foto d i un viceministro, mi sono dissociato il giorno dopo». La ferita più grande? «Poichè credo non sia stato mai rintracciabile un vulnus nella mia professionalità; e non parlo di perfezionismo, ma di un ruolo che ho cercato di incarnare con imparzialità e impegno la ferita più grande è essere stato attaccato sul privato, dal punto di vista sessuale».

La ministra Santanché: Che il festival sia comunista non è una novità

«Da ministro voglio salvare il Festival di Sanremo se fosse come deve essere il festival della canzone italiana. Ci guardano in moltissimi stati quindi io non ne voglio parlare male ma qualcuno si deve fare un esame di coscienza: che il festival sia comunista non è una novità». Lo ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanchè sulle polemiche relative al Festival di Sanremo, a margine dell’inaugurazione della Bit a Milano.