striscia di gaza
Il valico di Rafah riaperto per far passare aiuti umanitari, ma si va verso la richiusura. L'Onu: "Il primo convoglio non sia l'ultimo"
Il valico di Rafah fra Egitto e Gaza è stato aperto intorno alle 10.15 al transito degli aiuti umanitari. Le merci in entrata a Gaza vengono trasferite da 20 camion egiziani a doppio container a 30 camion già presenti nel lato palestinese del valico. Lo ha constatato l’ANSA sul posto. Questi aiuti vengono adesso smistati fra quelli che saranno diretti all’Unrwa (l'ente dell’Onu per i rifugiati) e quelli destinati alla Mezzaluna Rossa palestinese. Al termine del trasbordo delle merci il lato egiziano del valico tornerà ad essere chiuso e non si prevede, a quanto si apprende, il passaggio di persone.
Dopo aver appreso dell’ingresso di aiuti umanitari a Gaza dall’Egitto, una cinquantina di palestinesi con doppia cittadinanza (in particolare egiziana e fra cui molti bambini) erano sopraggiunti al valico di Rafah nella speranza di passare nel Sinai.
«Il primo convoglio» di aiuti umanitari per Gaza «non deve essere l’ultimo». Lo ha affermato il capo dell’agenzia umanitaria dell’Onu Martin Griffiths, presente al Cairo per il «vertice per la pace», dopo il passaggio di 20 camion dall’Egitto verso Gaza. «Sono fiducioso che questa spedizione sarà l’inizio di uno sforzo sostenibile per fornire beni essenziali, tra cui cibo, acqua, medicine e carburante, agli abitanti di Gaza in modo sicuro, incondizionato e senza ostacoli», ha aggiunto. Le spedizioni odierne contengono, secondo i media egiziani, cibo e aiuti medici e non carburante, vitale nella Striscia di Gaza.
«Questo convoglio limitato non sarà in grado di cambiare il disastro umanitario che sta vivendo la Striscia di Gaza». Lo ha detto il capo dell’ufficio comunicazioni di Hamas, Salama Maruf, in un comunicato citato dai media, riferendosi ai camion di aiuti entrati oggi dall’Egitto attraverso il valico di Rafah. Secondo Maruf, «è importante stabilire un corridoio sicuro che funzioni 24 ore su 24 per soddisfare i bisogni umanitari e i servizi essenziali che non ci sono più e per consentire ai feriti di partire per ricevere cure».
«Oltre 1.600 bambini sarebbero stati uccisi in due settimane di bombardamenti a Gaza. Più di 4.200 altri sarebbero stati feriti. L’uccisione e la mutilazione di bambini, gli attacchi su ospedali e scuole e la negazione dell’accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini. L’umanità deve prevalere». Lo rende noto Adele Khodr, Direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa.
Sarebbero invece almeno 17 dipendenti dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ad essere stati uccisi nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra. Lo ha reso noto oggi il commissario generale dell’Unrwa Philippe Lazzarini. «Finora è stata confermata la morte di 17 nostri colleghi in questa guerra brutale. Ma con tutta probabilità la cifra reale è ancora più alta», ha precisato.