fece morire di stenti la figlia

Alessia Pifferi: 'test falso', indagata anche l'avvocatessa oltre alle psicologhe del carcere denunciate per falso ideologico e favoreggiamento

 Con le due psicologhe del carcere di San Vittore, che si sono occupate del caso di Alessia Pifferi, è indagata per falso ideologico anche l’avvocato Alessia Pontenani, legale della donna accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana.

Secondo il pm Francesco De Tommasi, sarebbe stato attestato «falsamente» che la donna «aveva un quoziente intellettivo pari a 40 e quindi un 'deficit grave», con un test non «utilizzabile a fini diagnostici e valutativi». E le due psicologhe avrebbero svolto, secondo il pm, una «vera e propria attività di consulenza difensiva, non rientrante» nelle loro «competenze». 

Storie di delitti dimenticati, ascolta la 21ª puntata: 25 agosto 1972, l'omicidio di Mario Lupo

 Sono indagate per favoreggiamento e falso ideologico e sono state perquisite stamani dalla polizia penitenziaria le due psicologhe del carcere di San Vittore che hanno redatto una relazione, effettuando un test sul quoziente intellettivo, su Alessia Pifferi, a processo a Milano per omicidio pluriaggravato per avere lasciato morire di stenti, nel luglio 2022, la figlia Diana di 18 mesi, abbandonandola in casa per 6 giorni.

Il pm Francesco De Tommasi aveva contestato la relazione basata sui colloqui con le psicologhe: avrebbero fornito alla donna «una tesi alternativa difensiva», un possibile vizio di mente, e l’avrebbero «manipolata». Alle due psicologhe, da quanto si è saputo, la Procura di Milano contesta più episodi in relazione alle accuse di favoreggiamento e falso ideologico per il loro lavoro effettuato su Pifferi. «E' nostro dovere esternare una forte perplessità rispetto ad una apparente prassi che, come ripetiamo, nella nostra piuttosto ampia esperienza, non abbiamo mai visto applicare a nessun altro detenuto», avevano scritto gli psichiatri Marco Lagazzi e Alice Natoli, consulenti della Procura, in una relazione depositata alla Corte d’Assise nel processo in corso. Una relazione nella quale, in sostanza, hanno criticato fortemente l’operato delle psicologhe di San Vittore.
Quel test psicometrico Wais ha stabilito che Pifferi, in pratica, ha un ritardo mentale. «Il contributo delle psicologhe è già stato ampiamente discusso - si legge nella consulenza - e non si può non essere perplessi per l’attuazione di un test che non ha nulla a che fare con la gestione penitenziaria ma è utile per la difesa penale, e per una intensiva rilettura del caso fatta con l’imputata di un così grave reato. L’impressione che si trae da tutto questo - scrivono i consulenti - è che ciò renda tra l’altro ormai inutile qualsiasi esame peritale, perché valuterebbe non i vissuti della persona, ma ciò che la stessa ha riferito di avere appreso e discusso nel lavoro con le psicologhe, unitamente al suo deresponsabilizzante convincimento di essere lei stessa una bambina (dati gli esiti del test sul quoziente intellettivo, ndr), sempre espresso dalla psicologa». Da qui, secondo i pm, una presunta «manipolazione" sull'imputata.
Intanto sarà depositata a fine febbraio la perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise (presidente Ilio Mannucci Pacini) per valutare la capacità di intendere e volere della donna. Perizia richiesta dalla difesa, con l’avvocato Alessia Pontenani, che ha valorizzato, tra le altre cose, proprio gli esiti della relazione delle due psicologhe, parlando di un «gravissimo ritardo mentale» della donna, che ha «un quoziente intellettivo di una bimba di 7 anni». 

Pm, verifiche anche su gestione di altre detenute

 Le perquisizioni a carico delle due psicologhe del carcere di San Vittore, che si sono occupate del caso di Alessia Pifferi, sono state disposte dalla Procura di Milano anche per verificare, oltre ai «rapporti tra le indagate" e la donna che ha ucciso la figlia Diana, «più in generale» la «gestione» anche di altre quattro detenute da parte delle stesse professioniste. E’ quanto risulta dal decreto di perquisizione firmato dal pm di Milano Francesco De Tommasi ed eseguito dalla Polizia penitenziaria, che in queste indagini ha redatto una informativa. Nell’atto, infatti, vengono citati i nomi delle quattro detenute, al fine di rintracciare con le perquisizioni anche le loro «cartelle cliniche». Tra queste detenute figura Lucia Finetti, condannata all’ergastolo, lo scorso maggio, per omicidio volontario per aver ucciso, il 12 giugno del 2021, con 14 coltellate il marito Roberto Iannello di 55 anni, dopo una lite in auto nel quartiere Baggio, a Milano. E Patrizia Coluzzi condannata nei giorni scorsi dalla Corte d’Assise di Pavia a dodici anni per aver ucciso, soffocandola con un cuscino, la figlia di due anni. La perquisizioni sono state finalizzate a sequestrare ed acquisire documenti e altro materiale anch e dai dispositivi informatici delle due psicologhe.