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Biden: “Mi ritiro dalla corsa per la Casa Bianca”. E appoggia la Harris - La lettera dell'annuncio. Ora cosa succede?

Joe Biden si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca. Lo ha annunciato su X lo stesso Biden. Il presidente Usa annuncia che parlerà alla nazione la prossima settimana per spiegare la sua decisione.  In un secondo post: "Cari colleghi democratici, ho deciso di non accettare la nomina e di concentrare tutte le mie energie sui miei doveri di presidente per il resto del mio mandato. La mia primissima decisione come nominata del partito nel 2020 è stata quella di scegliere Kamala Harris come mio vicepresidente. Ed è stata la migliore decisione che ho preso. Oggi voglio offrire il mio pieno sostegno e il mio appoggio affinché Kamala sia il candidato del nostro partito quest’anno. Democratici: è ora di unirsi e battere Trump. Facciamolo". Lyndon Johnson era stato l’ultimo presidente a ritirarsi durante una campagna elettorale per la rielezione ma mai nessun presidente si era ritirato da una campagna elettorale a così pochi mesi dalle elezioni.

Biden cede alle pressioni e si ritira

Come ormai previsto da tutte le maggiori testate e dai principali opinionisti USA, Joe Biden ha abbandonato la sua corsa per la rielezione alla Casa Bianca. 81 anni, Biden alla fine ha dovuto cedere alle pressioni sempre più forti di quelli che riteneva i suoi più stretti alleati (tra tutti Nancy Pelosi e Barack Obama) che ormai da giorni gli chiedevano di abbandonasse la campagna elettorale. Dopo il dibattito televisivo del 27 giugno, Biden non era riuscito più a nascondere le sue precarie condizioni: troppo anziano e fragile per sconfiggere l’energico e appena sopravvissuto a un attentato ex presidente Donald J. Trump (che però ha solo 4 anni meno di lui). Dopo che i sondaggi continuavano a essere devastanti, gli appelli dei deputati del Congresso e anche di alcuni senatori sono aumentati di peso ma la goccia che ha fatto venir meno le resistenze di Biden probabilmente sono state il blocco delle donazioni di chi non era più disposto a pagare per una campagna elettorale sempre più perdente.

E ora cosa succede?

 Per il Partito Democratico, il ritiro di Biden innesca una ulteriore crisi: con chi sostituirlo? Perché nel partito al momento c'è un dibattito aperto attorno alla candidatura "naturale" della vicepresidente Kamala Harris. I democratici cercheranno un’altra via per trovare un altro come candidato del partito? La deputata di New York Alexandra Ocasio-Cortez recentemente aveva detto che questo avrebbe potuto creare insanabili fratture a pochi mesi dal 5 novembre e sarebbe stata la sicura sconfitta dei Democratici che avrebbero così consegnato la presidenza a Trump. 
 La Convention Democratica che si terrà il mese prossimo a Chicago, dove Biden avrebbe dovuto essere nominato formalmente dai delegati, dovrebbe iniziare il 19 agosto. Nonostante l'appoggio di Biden, i delegati non sono formalmente tenuti ad appoggiare Harris.  Se Harris fosse scelta come candidata democratica, dovrebbe poi scegliere un candidato, o una candidata, come vice. Avrebbe accesso, però, ai fondi rimasti nel comitato per la campagna per la rielezione. Non ci sono precedenti. Solo nel 1968 Lyndon Johnson rinuncio a ricandidarsi, ma Bob Kennedy - favorito alla candidatura ma non ancora proclamato dal partito - venne assassinato a Los Angeles. Allora i democratici tennero un congresso a Chigaco da cui scaturì la nomina di Hubert Humphrey, poi sconfitto da Nixon. Spunta l'ipotesi avanzata in quesi giorni: il partito potrebbe  varare nuove regole e valutare se non sia necessario effettuare delle nuove primarie stato per stato o scegliere il successore di Biden con una convention nazionale.  Innanzitutto c'è la scadenza del 7 agosto, ovvero la deadline dell’Ohio per la registrazione dei candidati. A giugno il governatore dello Stato, Mike DeWine, ha firmato una legge che sposta la scadenza a settembre ma, poiché il provvedimento di fatto entrerà in vigore proprio quel mese e non prima, i democratici vogliono accelerare il processo. In secondo luogo da qui al 19 agosto Biden dovrebbe assicurarsi il sostegno di tutto il partito, così da poter essere in grado di proporre ai 3.894 delegati riuniti a Chicago di votare per lei. A quel punto si porrebbe solo il problema di scegliere il suo vice, sempre alla kermesse. Se ci fossero, invece, forti e aperti contrasti su una candidatura Harris, si rischia lo scenario di una convention 'brokered’, ossia aperta, dove si sfiderebbero vari candidati oltre alla vice presidente. Tra questi potrebbero esserci i governatori della California Gavin Newsom, del Michigan Gretchen Whitmer e della Pennsylvania Josh Shapiro, che è anche dato in pole position per la vice presidenza. Girano i nomi anche di altri governatori: J.B. Pritzker (Illinois), Tony Evers (Wisconsin) e Andy Beshear (Kentucky). Costoro dovrebbero contendersi i delegati vinti da Biden alle primarie e se nessuno passasse al primo turno entrerebbero in gioco i 700 super delegati, ossia dirigenti ed eletti del partito. Lo scenario di una convention aperta è quello più complesso perché si rischiano spaccature, divisioni e caos e soprattutto di alienare il voto delle donne e degli afroamericani, zoccolo duro dell’elettorato democratico. Questa ipotesi di una mini-primaria a Chicago è quella suggerita anche dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi.

Decisione presa all'ultimo momento

Joe Biden fino a ieri sera era ancora determinato a continuare la corsa per la Casa Bianca, la decisione del presidente è stata comunicata solo oggi ai vertici del suo staff. Lo scrive Sky News citando Reuters che fa riferimento a fonti informate. La stessa fonte ha affermato che Biden ha detto che si sarebbe dimesso al personale senior del suo staff solo alle 13:45 di oggi ora locale (le 19:45 in Italia). «Ieri sera il messaggio diceva di procedere a tutta velocità», ha detto la fonte a Reuters. «Verso le 13.45 di oggi il presidente ha detto che aveva cambiato idea».

Il testo della lettera

Miei concittadini americani,
Negli ultimi tre anni e mezzo abbiamo fatto grandi progressi come Nazione.
Oggi l’America ha l’economia più forte del mondo. Abbiamo fatto investimenti storici nella ricostruzione della nostra nazione, nella riduzione dei costi dei farmaci da prescrizione per gli anziani e nell'espansione dell'assistenza sanitaria a prezzi accessibili a un numero record di americani. Abbiamo fornito cure essenziali a un milione di veterani esposti a sostanze tossiche. Approvata la prima legge sulla sicurezza delle armi in 30 anni.
Nominata la prima donna afroamericana alla Corte Suprema. Approvata la legislazione sul clima più significativa nella storia del mondo. L’America non è mai stata in una posizione migliore per guidare di quanto lo siamo noi oggi.
So che niente di tutto questo avrebbe potuto essere fatto senza di voi, il popolo americano. Insieme, abbiamo superato una pandemia che capita ogni secolo e la peggiore crisi economica dai tempi della Grande Depressione. Abbiamo protetto e preservato la nostra democrazia. E abbiamo rivitalizzato e rafforzato le nostre alleanze in tutto il mondo.
È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro Presidente. E sebbene fosse mia intenzione cercare la rielezione, credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi ritiri e mi concentri esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di Presidente per il resto del mio mandato.
Parlerò alla Nazione più avanti questa settimana in modo più dettagliato della mia decisione.
Per ora, permettetemi di esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato così duramente per vedermi rieletto. Voglio ringraziare il Vicepresidente Kamala Harris per essere stato un partner straordinario in tutto questo lavoro. E permettetemi di esprimere il mio sincero apprezzamento al popolo americano per la fede e la fiducia che avete riposto in me.
Oggi credo in ciò che ho sempre avuto: che non c'è nulla che l'America non possa fare, quando lo facciamo insieme. Dobbiamo solo ricordare che noi siamo gli Stati Uniti d’America.