Il caso

La "confessione" di Monzino: "Ho inviato io l'audio di Bova a Corona, Ceretti d'accordo"

«Ho inviato tutto io a Corona, Martina mi aveva mandato il materiale pochi secondi prima sul mio telefono e poi mi aveva dato il consenso di inoltrargliele». In un’intervista a Repubblica.it, Federico Monzino, 29enne imprenditore milanese e amico di Martina Ceretti, ammette di aver inviato personalmente all’ex fotografo dei vip chat e audio scambiati tra la modella e influencer e Raoul Bova. Una vicenda finita all’attenzione della procura di Roma, che indaga per tentata estorsione ai danni dell’attore.
«In un primo momento - spiega Monzino nell’intervista - l'idea era quella di far diventare famosa Martina, cosa che lei desiderava. Io ho fatto solo da tramite. Il materiale non è stato quindi rubato o trafugato, ma condiviso volontariamente: Martina era con me, a casa mia, ed era consapevole di quanto facevamo insieme, il passaggio è avvenuto col suo consenso diretto, senza alcuna modifica o manipolazione».

Ieri però - ricorda il sito di Repubblica - aveva preso le distanze dalla ricostruzione di Corona. «Invece ho inviato tutto io, ma tutto è stato condiviso da Martina in maniera volontaria. E la chat dei messaggi che ho inviato io a Corona (lo screenshot pubblicato sulle stories di Falsissimo, ndr) è vera. Però delle cose nel racconto che ha fatto sono inventate».

Poi però, «sentendo quello che Corona avrebbe voluto pubblicare», Ceretti «si è resa conto che dell’impatto che tutto questo avrebbe potuto avere sulla sua vita privata e sulla sua immagine. Così mi ha chiesto di fermare tutto. Io ho rispettato la sua volontà e da quel momento ho fatto di tutto perché quelle chat non venissero pubblicate», spiega ancora Monzino. «Ha chiesto anche lei a Corona di fermare tutto, di non far uscire nulla. A lui non è fregato nulla e ha pubblicato tutto di sua iniziativa, fuori da ogni controllo. Oggi sta usando quel materiale per costruirsi un racconto che non rispecchia la verità».

Quanto all’ipotesi di ricatto ai danni di Bova, «io non ho mai avuto intenzione di ricattare nessuno, e mai l’ho fatto, infatti non sono indagato ma semplicemente informato sui fatti come Martina e Corona», insiste il pr milanese.
In questura gli è stato chiesto se fosse stato lui a ricattare l’attore: «Sì e io ho detto di no. Mi è stato chiesto se avessi idea di chi avrebbe potuto farlo, ma onestamente non ce l’ho. Non so chi ha mandato quel messaggio anonimo a Bova, giuro. Il resto delle domande sono state generiche, sulla situazione».

«È stata lei ad avermi autorizzato esplicitamente a girare i messaggi a Fabrizio Corona. Era con me quando abbiamo deciso di inoltrare tutto dal mio telefono. In quel momento, Martina ne era perfettamente consapevole». Lo spiega al Corriere della Sera Federico Monzino, l’imprenditore milanese sospettato di avere avuto un ruolo nella condivisone degli audio tra l’attore Raul Bova e Martina Ceretti. «Molti stanno ricostruendo la vicenda in modo sbagliato. Io ho inviato il materiale solo a Corona, mai direttamente o indirettamente a Raoul Bova - prosegue - Come le chat siano arrivate a Bova non lo so. Posso solo dire che, dopo averle ricevute, Corona ha agito in totale autonomia. Da quel momento, io non ho avuto più alcun controllo su come quei contenuti siano stati gestiti o diffusi». Con l’altra protagonista di questa vicenda Martina Ceretti «non stiamo insieme ufficialmente, ma non siamo nemmeno amici. C'è un legame più profondo. Martina stessa, prima di svanire, ha riconosciuto il nostro rapporto, tanto da cercare di tutelarmi», evidenzia. «Mi sentirei sollevato se riuscissi a contattarla, anche solo per sapere come sta. Per supportarla, come ho sempre fatto negli anni. Ne sarei felicissimo - conclude - Purtroppo però lei ha disattivato i social e non so quale sia il suo nuovo numero di telefono. Non riesco a mettermi in contatto con lei... Non mi parla più». (ANSA).