GENOVA
Flotilla, attivista scarcerato 'ora proseguire lotta qui'
Nuovo presidio a Genova, Queirolo Palmas "Rifarei tutto"
(ANSA) - GENOVA, 08 OTT - "Lunedì sera ho riabbracciato i miei familiari, i miei cari. Quello che secondo me è stato il trattamento che abbiamo ricevuto non può essere definito altrimenti se non tortura. È la minima parte rispetto a quello che ogni giorno subiscono i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Abbiamo ricevuto privazione del sonno, il trattamento caldo-freddo, nessun tipo di assistenza medica. hanno ritirato i medicinali a tutti gli attivisti e le attiviste della flottiglia, gente che soffriva di diabete, non ha avuto possibilità di utilizzare i propri medicinali, a gente con l'asma è stato ritirata la fiala per potersi curare in caso di attacco". A parlare è Pietro Queirolo Palmas, l'ultimo dei tre genovesi tornati dal Israele dopo l'arresto avvenuto in acque internazionali degli attivisti della Global Sumud Flotilla che questo pomeriggio era in presidio con un migliaio di persone a Genova in solidarietà con la Freedom Flotilla intercettata dalle forze israeliane questa notte. Queirolo Palmas, 23 anni, che ha fatto il Nautico e di mestiere fa il marinaio, si era imbarcato a bordo della Flotilla in Spagna. Non è rientrato con la prima tranche di italiani scarcerati perché il foglio "che la console ci invitava a firmare non è ripassato per la mia cella. Subito sul piazzale avevo detto no, ma poi in cella ho ritrattato ma la console non è ripassata. L'ho incontrata 15 minuti in quattro giorni. A posteriori va bene così perché sono rimasto con tanti compagni ed era una maniera per fare avere più pressione qua a terra e per restare uniti". Il giovane marinaio-attivista ha spiegato di essere stato uno dei tanti attivisti che ha fatto anche lo sciopero della fame "contro la detenzione illegale e il genocidio del popolo palestinese" e ha chiarito che "il governo italiano non ha fatto niente per noi, semmai ha cercato di sabotarci". Quando ha capito che sarebbe stato rilasciato "perché in cella sono arrivati compagni greci e ho scoperto che ci avrebbero portato ad Atene ero contento perché significava che finalmente potevo tornare a casa, rivedere la mia famiglia e continuare la lotta politica da qua perché penso sia fondamentale in qualche modo continuare qua, quello che è stato iniziato là. Rifarei tutto quello che ho fatto". (ANSA).