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Il principe Andrea rinuncia al suo titolo reale: decisione presa «dopo una discussione con il re»
Il principe Andrea del Regno Unito, travolto dagli scandali, ha annunciato che rinuncerà al suo titolo reale tra cui quello di Duca di York. Lo annuncia lo stesso Andrea in un comunicato con il sigillo di Buckingham Palace, nel quale ha precisato che la decisione è stata presa «dopo una discussione con il re». «Nei colloqui con il re e con la mia famiglia, sia immediata che allargata, abbiamo concluso che le continue accuse nei miei confronti distolgono l'attenzione dal lavoro di Sua Maestà e della Famiglia Reale» spiega il fratello di Carlo III. Si riferisce allo scandalo che lo ha coinvolto per le accuse di violenza sessuale su minori all'interno della vicenda Epstein. «Con l'accordo di Sua Maestà, riteniamo che ora debba fare un ulteriore passo avanti. Pertanto, non utilizzerò più il mio titolo né gli onori che mi sono stati conferiti. Come ho già detto, respingo con fermezza le accuse contro di me». Andrea, 65 anni, già escluso da tempo da tutti gli incarichi di rappresentanza della dinastia e privato dei gradi militari in seguito alle prime bombe mediatiche sul suo sospetto coinvolgimento nello scandalo Epstein (bombe a cui contribuì lui stesso con una disastrosa intervista boomerang che aveva voluto concedere alla Bbc con la pretesa di riabilitarsi), da oggi perde pure il titolo superstite di duca di York. Mentre l’ex moglie Sarah Ferguson - alla quale si è negli anni riavvicinato, sino a tornare condividere la lussuosa residenza adiacente al castello di Windsor dove è rimasto abbarbicato finora nonostante i tentativi del fratello di trasferirlo in una dimora meno costosa - potrà esibire da oggi in avanti solo il suo nome e cognome.
A lui resterà invece il titolo di principe, a cui ha diritto per nascita, in quanto figlio di una monarca. Mentre non verranno toccati titoli e prerogative nella linea di successione delle sue due figlie, Eugenie e Beatrice. Ma per il resto dovrà di fatto scomparire definitivamente dalla scena. L’unica consolazione che gli è stata lasciata dal fratello Carlo - e dal nipote William, erede al trono - è quella di annunciare di suo pugno quest’ultima rinuncia obbligata: come fosse un atto spontaneo (che non è). Annuncio contenuto in un comunicato breve e freddo, peraltro, senza scuse, ammissioni o toni concilianti. Quasi a voler esibire tutte le ombre caratteriali e la mancanza di sensibilità rinfacciategli dalle biografie più ostili.
«Avevo già deciso - prosegue il principe evitando ogni accento di umiltà - di mettere il mio dovere verso la mia famiglia e il mio paese al primo posto... ritirandomi dalla vita pubblica 5 anni fa. Ora, con l’accordo di Sua Maestà, sentiamo che devo fare un passo ulteriore: quindi non userò più i miei titoli e gli onori che mi sono stati conferiti».
Una comunicazione secca con una sola postilla, in relazione agli scandali. Per ribadire di continuare a «negare vigorosamente le accuse contro di me».
Proclama d’innocenza che tuttavia fa a pugni con le ultime, ulteriori rivelazioni rimbalzate dagli Usa sul dossier Epstein, in contrasto rispetto a varie sue affermazioni e tentativi di minimizzazione. Oltre che con le ricostruzioni di una recente, ennesima biografia shock firmata da Andrew Lownie. E senza dimenticare le memorie postume di Virginia Giuffre, una delle vittime del finanziere Usa, morta suicida qualche mese fa: che nel libro lasciato in eredità dettaglia le accuse al fratello del re di aver a suo tempo abusato sessualmente di lei almeno tre volte, quando era ancora 17enne, rivendicando una specie di «diritto di nascita». Accuse che Andrea ha sempre negato, ma per fermare le quali si è piegato infine qualche anno fa a pagare un indennizzo multimilionario.
L’ultimo chiodo sulla tomba delle ambizioni e delle velleità di un principe cadetto che, dopo le 'glorie' giovanili della campagna militare nelle Falkland contro l’Argentina, ha collezionato solo inciampi e sospetti. Anche nelle incursioni nel mondo del business e delle consulenze internazionali, sfociate in contatti con personaggi di dubbia reputazione. Come nel caso della presunta spia cinese Cai Qi a cui è stato avvicinato giusto oggi dal Daily Telegraph, con tanto di foto risalente al 2018.