TRANI

Fondale marino devastato per pescare i datteri, 35 arresti

'Danni inestimabili per un giro d'affari da mezzo milione'

(V.'Fondale marino devastato per pescare...' delle 9.21) (ANSA) - TRANI, 21 OTT - Un'inchiesta che ha rivelato "come una attività tra le più devastanti per il fondale marino, era diventata prassi". Indagini iniziate due anni fa dopo un sequestro e che pone domande "su una questione culturale, ovvero il consumo del dattero di mare che per essere recuperato richiede l'uso di strumenti come martelli, che danneggiano in alcuni casi irreversibilmente il fondale marittimo". È quanto spiegato dal capo della Procura di Trani, Renato Nitti, sull'operazione portata al termine questa mattina dagli uomini della capitaneria di porto a Molfetta (Bari). Sono 57 gli indagati di cui 54 persone fisiche e tre enti che rispondono di 84 ipotesi di reato tra associazione per delinquere, danneggiamento e deturpamento di beni paesaggistici, inquinamento, disastro ambientale, minacce a pubblico ufficiale e illeciti amministrativi contestati agli enti coinvolti, ha specificato Nitti. In carcere sono finite 25 persone, altre 10 sono state sottoposte agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, tre a obblighi di dimora e 11 a divieti di dimora e di esercitare attività di impresa. I sequestri eseguiti sono stati dieci tra cui ci sono gli immobili in cui venivano venduti i prodotti e i natanti usati per la pesca. "Tutti sapevano della gravità e illegalità della loro condotta", è stato sottolineato dal pm Francesco Tosto, che ha coordinato gli accertamenti investigativi, nel corso della conferenza stampa in cui si è parlato di una filiera che partiva "dal danneggiamento" per arrivare all'intermediazione, all'acquisto, e alla rivendita del pescato. La costa battuta dagli indagati partiva da Molfetta e arrivava a Barletta. "Una vendita da oltre mezzo milione di euro con un danno inestimabile per l'ambiente", ha evidenziato il comandante della capitaneria di porto di Molfetta, il capitano di fregata Raffaello Muscariello. Utili sono state le intercettazioni telefoniche "senza le quali non avremo potuto ricostruire la rete di relazione, i ruoli degli indagati e la loro consapevolezza di quello che facevano", ha continuato il comandante della direzione marittima di Bari, l'ammiraglio Donato De Carolis. Secondo quanto accertato, gli indagati erano divisi "in tre gruppi che collaboravano tra di loro, si scambiavano i mezzi, sceglievano le giornate "per non sovrapporsi nelle attività", ha riferito Nitti chiarendo che ognuno degli indagati aveva un compito. "C'era il dattarolo - ha dichiarato Nitti- che con bombola e martello si immergeva per recuperare i datteri, c'era chi si occupava della intermediazione con pescherie, ristoranti e singoli acquirenti. Insomma, una filiera ben strutturata". "Pensare che le intercettazioni siano uno strumento superato è qualcosa di completamente scollegato dalla dalla realtà", ha concluso Nitti. (ANSA).