USA
La maledizione dei Kennedy, nipote Jfk malata terminale
Una nuova stagione di dolore si é abbattuta sulla famiglia Kennedy: in quello che sembra l'ennesimo esempio della maledizione che da decenni infierisce sul clan. Tatiana Schlossberg, figlia di Caroline Kennedy e nipote di Jfk, ha scoperto il giorno del parto di avere una leucemia terminale, coi medici che le danno al massimo un anno di vita.
Trentacinque anni, giornalista, la secondogenita di Caroline e Edwin Schlossberg ha descritto il suo calvario - due trapianti di midollo, brevi sprazzi di speranza, poi cure sperimentali sempre più aggressive - in un saggio sul New Yorker, «La battaglia contro il mio sangue», uscito ieri, nel giorno del 62esimo anniversario dell’assassinio del nonno Jfk: non una coincidenza.
«Per tutta la vita ho cercato di essere buona per risparmiare a mia madre ulteriori sofferenze», ha scritto, consapevole di far parte di un clan segnato dal destino: «Ora ho aggiunto una nuova tragedia alla sua vita, a quella della nostra famiglia, e non c'è nulla che possa fare per evitarlo». Caroline aveva 5 anni quando il padre fu ucciso, 10 al tempo dell’assassinio dello zio Rfk, 41 quando il fratello John morì in un incidente aereo a Marthàs Vineyard con la moglie Carolyn Bessette.
La malattia che ha colpito Tatiana è una leucemia acuta mieloide con una rara mutazione, l’Inversione 3, che si riscontra in meno del 2% dei casi, soprattutto tra malati anziani. Nel saggio Tatiana collega il dramma personale ai disastri inflitti, per la donna, alla sanità americana dal cugino della madre, Rfk Jr.: «E' una fonte di imbarazzo per me - scrive a proposito del ministro della Salute di Donald Trump - e per il resto dei miei parenti più vicini». Molti di loro si sono stretti attorno alla malata: «La vita è breve - dai il massimo», ha postato il fratello Jack, da qualche giorno in corsa per un seggio a Capitol Hill, mentre Maria Shriver, una cugina di Caroline, ha invitato a leggere nel saggio «un’ode a tutti i medici e agli infermieri che faticano in prima linea per l'umanità».
L’odissea di Tatiana è cominciata nel maggio 2024, poche ore dopo aver partorito la sua secondogenita. «Non potevo, non riuscivo a credere che stessero parlando di me», scrive a proposito dei medici che avevano notato anomalie nelle analisi del sangue: «Il giorno prima avevo nuotato per un miglio in piscina. Non ero malata. Ero una delle persone più sane che conoscevo». Nel saggio, la Schlossberg racconta il durissimo percorso terapeutico, le cure ripetutamente risultate vane. «L'oncologo ha detto che, forse, potrà tenermi in vita un anno": questa la drammatica condanna al termine del secondo studio clinico. Tatiana sa che morirà presto e vive per stare ancora un pò di tempo con i suoi bambini: «Ma stare nel presente è più difficile di quanto sembri, così lascio che i ricordi vadano e vengano. Molti vengono dalla mia infanzia: ho la sensazione di guardare me stessa e i miei figli crescere allo stesso tempo».