MILANO
Arcivescovo di Milano, 'preghiera e silenzio contro il male della banalità'
L'omelia di Delpini contro i capricci degli adulti e il consumismo
(ANSA) - MILANO, 25 DIC - La banalità è insopportabile, meglio imparare il silenzio, meglio pregare. È incentrata sul male della banalità, più che sulla banalità del male, l'omelia dell'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, in occasione della solenne Messa di Natale. "La banalità - dice Delpini - è come una nebbia che avvolge e scolorisce la vita. La banalità è fatta di parole vecchie, stanche, grigie che invadono i discorsi con luoghi comuni, con ripetizioni fastidiose. Quando si trovano insopportabili i discorsi della banalità, forse si può imparare il silenzio. E nel silenzio la Parola si fa carne, la verità si rivela come luce, la vita risplende come vocazione a diventare figli di Dio". Per l'arcivescovo la banalità è fatta anche "di desideri piccoli, capricci infantili che sopravvivono, spesso anche negli adulti, per tutta la vita. I desideri piccoli, i capricci infantili inseguono soddisfazioni immediate, piaceri a disposizione, prodotti venduti dappertutto e da consumare obbligatoriamente prima della scadenza, perché i desideri piccoli scadono, ma poi sono ancora in vendita i prodotti desiderati dai desideri piccoli. Quando si trovano insopportabili i desideri piccoli, allora forse si può imparare la preghiera. E nella preghiera prendono voce i desideri grandi, quelli che non trovano soddisfazione nei prodotti a disposizione". Monsignor Delpini cita poi un altro aspetto della banalità, quella "che ha i nervi tesi della suscettibilità". "Le persone suscettibili sono quelle che si offendono per niente, che reagiscono a uno sgarbo diventando sgarbate e di fronte alla violenza diventano violente. La suscettibilità è l'attitudine al risentimento e a un desiderio di rivincita e di vendetta che diventa come una ossessione. Quando si trova insopportabile la suscettibilità, allora, forse, si può imparare la mitezza". L'arcivescovo indica infine un'altra banalità, quella che "ha il calendario noioso della ripetizione. La ripetizione è quella omologazione che impone di fare quello che fanno tutti. È l'obbligo sociale di andare dove vanno tutti e quindi a comprare quando ci sono i mercatini, a sciare quando viene Natale, ad abbuffarsi quando si deve partecipare al cenone. Quando si trova insopportabile il calendario noioso della ripetizione, allora, forse, si può imparare a fare Natale". (ANSA).