La parola all'esperto
Pensioni, le novità per la perequazione automatica
Risponde l'esperto Paolo Zani www.tuttoprevidenza.it
Sono in pensione da tre anni e percepisco un assegno di poco più di 2.100 euro mensili netti. L'ultimo importo ricevuto nei giorni scorsi è stato di 2.150. Vorrei sapere come funziona il discorso degli aumenti annunciati per contrastare l'inflazione. Quale sarà l'aumento che mi spetta? Ci sono arretrati? Grazie per l'attenzione.
Lettera firmata
Grosse novità, quest’anno, riguardo alla cosiddetta “perequazione automatica” delle pensioni. Per perequazione automatica si intende il meccanismo di adeguamento degli importi pensionistici in relazione all’aumento del costo della vita. I pensionati non hanno, a differenza dei lavoratori dipendenti, un contratto da rinnovare e la legge ha previsto questo meccanismo che dovrebbe, in teoria, adeguare nel tempo le pensioni e conservare il potere di acquisto delle pensioni.
Il funzionamento è abbastanza semplice: l’Istat (Istituto di statistica) rileva annualmente, in genere entro il mese di novembre e in via preventiva, l’aumento dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e impiegati da applicare sull’anno a venire e, sulla base di questo indice, l’Inps adegua i trattamenti pensionistici. Essendo un indice presuntivo, nel novembre dell’anno successivo, l’Istat rileva l’indice effettivo e sulla base di questo l’Inps farà i relativi conguagli che, a volte, possono essere anche negativi.
Aumenti delle pensioni? Cosa sappiamo finora
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Quest’anno con decreto 10 novembre 2022 si è stabilito che l’aumento sarebbe stato del 7,3%. Ma la novità “2023” in cosa consiste? che l’aumento non viene dato integralmente alle pensioni di qualsiasi importo, cosa per altro già avvenuta in passato, ma viene “raffreddato” per le pensioni di importo medio-alto. Più precisamente l’indice di aumento (7,3%) verrà applicato al:
1. 100% per chi percepisce una pensione fino a 4 volte il trattamento minimo Inps, ossia fino a 2.101,52. Aumento effettivo pari a +7,3%.
2. 85%, per chi percepisce una pensione pari o inferiore a 5 volte il minimo, ovvero tra 2.101,52 euro e 2.627 euro. Aumento pari al +6,2%
3. 53%, per chi percepisce una pensione pari o inferiore a 6 volte il minimo, ovvero tra 2.627 e 3.152,28 euro. Aumento pari al +3,8%
4. 47%, per chi percepisce una pensione da 6 a 8 volte il minimo, ovvero tra i 3.152,28 e 4.203 euro. Aumento pari al +3,431%
5. 37%, per chi percepisce una pensione da 8 a 10 volte il minimo, ovvero tra 4.203 e 5.253,38 euro. Aumento pari al +2,701%
6. 32%, per chi percepisce una pensione superiore a 10 volte il minimo, ovvero oltre a circa 5.253,38 euro. Aumento pari al +2,336%.
Gli importi di pensione sono calcolati al lordo. Ma la vera novità consiste nel fatto che questi aumenti “raffreddati” non vengono applicati solo sugli importi eccedenti le varie fasce ma su tutto l’importo di pensione; per esempio una pensione di 2.100 € mensili, quindi entro il limite di quattro volte il trattamento minimo, avrà un aumento del 7,3% pari a 150,00 euro ca. mensili mentre una pensione di 3.500 euro mensili, che si colloca nella quarta fascia avrà un aumento del 3,431% di ca.120 euro mensili.
Prima della legge di bilancio 2023 la legge prevedeva l’aumento per fasce, vale a dire che veniva garantito l’aumento della fascia precedente, sistema che era sicuramente meno penalizzante per le pensioni di importo medio alto. Ma la cosa più grave e con pesanti conseguenze è questa: gli importi così rideterminati costituiranno la base sui cui calcolare i futuri aumenti. Per cui il minor aumento per effetto della nuova disposizione di legge si ripercuoterà vita natural durante anche se in futuro dovessero ripristinare il vecchio meccanismo di rivalutazione delle pensioni.
Un’ultima cosa: poiché la legge di bilancio 2023 è stata approvata negli ultimi giorni del 2022 l’Inps non ha potuto applicare questo nuovo meccanismo dal 1° gennaio 2023 con la conseguenza che le pensioni al di sotto di 2.101,52 euro hanno ricevuto il regolare aumento del 7,3% a gennaio mentre quelle superiori lo riceveranno, così come più sopra rideterminato, con la rata di marzo 2023 ovviamente con i relativi arretrati. Per cui nel caso specifico del nostro lettore l’aumento a 2.150,00 euro deriva, molto probabilmente, da conguagli ma non sicuramente dalla perequazione automatica.