Lettere
Ben venga il nuovo Tardini
Egregio direttore,
la ristrutturazione dello stadio Tardini, quanto mai necessaria anche per ragioni di sicurezza e, se vogliamo, di maggior agio per il non indifferente numero di spettatori, genera naturalmente anche voci contrarie.
Chi sostiene che manca l’interesse pubblico non è evidentemente conscio che questo manca per le sue iniziative, i cui partecipanti riempiono a malapena un minuscolo spicchio del piazzale antistante lo stadio.
Chi suggerisce spostamenti fuori città finge di ignorare l’impraticabilità di questa soluzione, soprattutto per l’individuazione del sito e per i costi astronomici che comporterebbe (riterrei anche a carico della collettività).
Potrebbe considerare, poi, che un moderno stadio in città può essere un'opportunità (economica e, perché no, di sicurezza), a differenza di cattedrali nel deserto che ho avuto modo di frequentare.
L’allarme sull’impatto ambientale sembra piuttosto pretestuoso, considerato che il progetto non amplia le superfici, non aumenta l’altezza e aumenta le distanze con le case circostanti; che poi 2.500 mq di esercizi commerciali tra i quali il museo e lo store (per farsi un’idea, poco più di un terzo della sola Coop dell’Eurosia) possano incidere radicalmente sull’attuale situazione del traffico in zona sembra un poco lontano dalla realtà visto che è la logistica a dirci che il quartiere Cittadella è già una delle vie di accesso principali a scuole e servizi del vicino centro cittadino.
Non entro sulla sostenibilità finanziaria dell’opera; non credo che un navigato imprenditore a stelle e strisce imbastisca un tale ambaradan senza avere idea dei costi che sosterrà. Semmai sarà sorpreso del microcosmo e burocrazia dell’Italia tricolore, che diffida da sempre degli investimenti privati (certo, sono fatti in ottica di ritorno, che diamine) e che non ha ancora colto che ormai il «pubblico» non ne ha nemmeno per riempire le buche delle strade.
In altri termini, credo che l’opportunità sia da sfruttare appieno, certo controllando come si deve e magari suggerendo ma senza ostacolare a prescindere; ricorrere ai lacciuoli della burocrazia a difesa di presunte peculiarità in contrasto alla volontà di cambiamento che sicuramente accumuna le migliaia di tifosi parmigiani non giova a nessuno.
Gian Guido Bizzarri
Parma, 7 gennaio