LETTERA AL DIRETTORE
Una piaga chiamata speculazione
Gentile direttore
dell’Italia si dice che sia un Paese di santi, di poeti e di navigatori, io aggiungerei anche di speculatori e mi spiego meglio. Ogni volta che c’è un pretesto, molto spesso una disgrazia, c’è sempre qualcuno, complice uno Stato che non controlla o che non vuole controllare (ma noi siamo anche il Paese dove ci si lamenta perché non ci sono i controlli, ma quando ci sono vengono chiamati vessazioni), che fa affari.
Da qualche mese assistiamo e in questi giorni ancor di più, ci dicono complice la guerra, a rincari che con la guerra a mio avviso c’entrano poco o nulla. Lasciamo stare il gas, abbiamo fatto l’errore strategico di dismettere quasi tutte le fonti energetiche nostrane e peggio ancora di esserci legati quasi ad un solo fornitore, ma per il petrolio, per il grano, per il legno, per l’acciaio?
E’ vero che il prezzo del petrolio è andato sopra i cento dollari al barile, ma la stessa cosa era accaduta diverse volte anche negli anni passati e non vi erano mai stati simili aumenti e non mi pare di ricordare che quando il prezzo scese sotto i quaranta dollari al barile i petrolieri si siano affrettati con la medesima solerzia ad abbassare i prezzi in proporzione.
Assistiamo all’aumento del prezzo delle farine, e di conseguenza dei prodotti derivati. Ma come può essere, se da qualche anno a questa parte tutti si affrettano a dire e a scrivere che i loro prodotti, sono prodotti con grano Italiano. Se sono prodotti con grano Italiano cosa c’entra la guerra in Ucraina? Chiamiamo le cose per nome: speculazione. E’ di questa mattina la notizia che la Russia non esporterà più zucchero.
Ci dovremo preparare a nuovi rincari? Probabilmente si, anche quando ogni anno assistiamo al balletto della contrattazione del prezzo delle barbabietole e alle molte tonnellate che vengono distrutte per i prezzi poco remunerativi e agli zuccherifici che chiudono perché “è più conveniente comprare all’estero”.
Che dire poi degli avvoltoi che In occasione di terremoti ed alluvioni (vi sono colloqui registrati), prima di parlare di solidarietà e di aiuti alle popolazioni colpite, pensano agli affari che si potranno fare con gli appalti o con la spartizione dei lavori (e questo accadrà anche per l’Ucraina perché prima o poi, qualcuno li a ricostruire e a fare affari ci andrà).
Per non parlare del passaggio dalla Lira all’Euro. La colpa di tutti i mali se l’è presa l’Euro, ma pochi ricordano che tutti coloro che hanno potuto, il cambio per il prezzo dei loro prodotti o sevizi l’hanno fatto alla pari arrotondando anche i decimali, senza che nessuno di coloro che dovevano controllare battesse ciglio. La lista potrebbe essere ancor più lunga, purtroppo è la memoria dell’uomo che è corta e non impara mai nulla dalle catastrofi e dagli eventi che ci colpiscono perché pensa che sia sempre l’ultima, che le prossime riuscirà a governarle, e ciò accade ancor di più quando la politica demanda al mercato la regolazione di tutto, anche i valori e i sentimenti.