lettera al direttore
Chi non vota non si lamenti
Caro direttore,
qualcuno si sta meravigliando dell’esiguo numero delle persone che sono andate a votare alle amministrative di giugno, personalmente non sono altrettanto stupito, perché sono convinto che sempre meno le persone comprendono l’importanza del voto e più in generale della politica. Molti s’ interessano alla politica solo poco prima del giorno delle votazioni e subito dopo, ma esclusivamente per la curiosità di sapere come sono andate. Molte persone, dopo le scadenze elettorali (posto che siano andati a votare) per 5 anni ignorano la politica, o se ne interessano pochissimo e soprattutto non verificano se i politici fanno quanto hanno promesso in campagna elettorale. Questo permette a molti eletti, di agire come vogliono, ignorando le promesse elettorali, perché sanno che ben difficilmente gli chiederanno ragione di quel che non fanno. Ne segue che se è sacrosanto prendersela coi politici è altrettanto giusto e importante che i cittadini, seguano la politica con più attenzione e pretendano dai politici più coerenza. Potrebbero scrivere lettere ai giornali, per contestargli quel che hanno promesso e non stanno facendo; tutto questo segnalando l’unica cosa che li può preoccupare: l’intenzione di non rivotarli.
Un’altra considerazione vorrei farla sul frequente passaggio di tanti parlamentari al gruppo misto. Non voglio dire che una persona non possa cambiare opinione, ma in quel caso non si abbandona il partito che li ha fatti eleggere per trasferirsi nel gruppo misto, in quel caso dovrebbero abbandonare Camera o Senato ed andare a casa! Trasferirsi al gruppo misto, da un lato significa non rispettare il mandato delle persone che ti hanno votato, e dall’altro permette loro di continuare a percepire le importanti somme che competono ai parlamentari. Quindi anche i cittadini che si interessano poco di politica commettono un grave errore; oltre a dimostrare scarsa attenzione per la Repubblica e per lo Stato, in qualche modo favoriscono i comportamenti scorretti di quei politici che abbandonano i partiti o i movimenti che li hanno fatti eleggere. Vorrei ricordare a chi se né dimenticato che se abbiamo il diritto di votare non dobbiamo dimenticare che il voto è anche un dovere. Chi non esercita il dovere di voto, non ha neppure il diritto di lamentarsi dei politici; piuttosto dovrebbe criticare sé stesso, per non aver contribuito all’elezione di persone più valide.
Lo sport più diffuso nel nostro Stato senza ombra di dubbio è quello di criticare tutto e tutti coloro che si impegnano a fare qualcosa. Questo è tipico di chi s’impegna poco in tutto o non fa proprio nulla. Se prima di criticare pensassimo ad informarci e pensassimo a cosa potremmo fare meglio noi, nel lavoro nella famiglia e in genere nella società, allora sì che potremmo esercitare il diritto di critica a pieno titolo!
Parma, 1 luglio