lettere al direttore

Pace fiscale e flat tax

Umberto Verti

Gentile direttore,
ogni giorno leggiamo e ascoltiamo tantissimi commenti positivi sull’ex presidente Draghi sia per le sue qualità come persona che per le decisioni prese come presidente del Consiglio dei Ministri. Tuttavia nonostante tutto questo consenso, inspiegabilmente nel centrodestra alcuni politici sono riusciti a trovare il modo per criticarlo per il suo operato e soprattutto per i suoi programmi. Critiche che si sono sviluppate sia sulla pace fiscale che sulla Flat tax. Quando parlano di pace fiscale intendono «permettere ai contribuenti che non hanno pagato nulla o meno del dovuto, di cavarsela pagando solo il 15% di quanto dovuto e addirittura neppure le multe». A fronte di una proposta simile, mi domando cosa potrebbe pensare chi le tasse le paga interamente e correttamente?
Immagino che potrebbe pensare: «non vale la pena pagarle, per essere considerato onesto, se chi è disonesto, può vedere sanata la sua posizione pagando pochissimo e neppure le multe».
Con queste premesse, anche le persone oneste, vedendo che l’evasione non causa grandi danni, potrebbero riconsiderare il loro comportamento e decidere di smettere di pagarle, anche loro. Quanto alla flat tax che è quel sistema fiscale, caratterizzato da un’aliquota unica, non progressiva e uguale per tutti i contribuenti (persone titolari di ditte individuali o società di persone), i proponenti vorrebbero applicarla a chi ha fatturati sino a 100.000 euro. Oggi la Flat tax è prevista, solo per le aziende in regime ordinario o se volete non forfettario, con fatturato entro i 65.000 euro; la proposta d’aumento a 100.000, ma non riguarderebbe né le ditte individuali né le società di persone ovvero le numerosissime Pmi (piccole medie imprese), anche se con redditi inferiori ai 65.000 euro.
Quindi escluderebbe il notevole numero di aziende a regime forfettario; quest'ultimo è un sistema fiscale molto più conveniente per le rilevanti semplificazioni relative all’Iva (al 5% per i primi 5 anni d'attività dopo al 15% ) Chi le ha proposte, temo non ne abbia considerato i costi o proprio non li conosca. Ieri sera( 24 agosto) durante la trasmissione In onda su La7, un’economista li ha quantificati rispettivamente in 30 e 80 milioni d’euro il costo di queste proposte, mentre un parlamentare della lega la indicava in meno di10 milioni! Fate voi se c’è da fidarsi di questo pressapochismo! Sarà opportuno che i politici prima di fare proposte, verifichino le leggi e le risorse su cui possono contare. Un saluto a chi ha avuto la pazienza di leggere

Parma 25 agosto