lettera al direttore

Mondiali di calcio e diritti umani

Enrico Rolli

Signor direttore,
tra poco, i mondiali di calcio. Ammettiamolo senza ipocrisia: se c’è qualcosa di anomalo nei mondiali in Qatar non è il fatto che l’Italia non ci sia, ma che si giochino in Qatar. L’anomalia è talmente evidente da sembrare surreale, e non perché sia un paese che col calcio c’entra come il nostro con le piramidi egizie, ma per cose ben note e talmente macroscopiche da far impallidire qualunque buon senso. In tutto il mondo occidentale ci si strappano le vesti per i diritti umani, e anche per quelli di qualsiasi minoranza per cui ogni desiderio dovrebbe essere considerato diritto. In Iran le donne vengono assassinate solo perché rifiutano di indossare in testa una imposizione, donne vengono uccise dai loro stessi famigliari perché rifiutano matrimoni combinati con parenti, e ce ne sarebbero da non finire più. Il Qatar è uno di questi paesi. I diritti umani sono utopia, e non è certo un mistero. La legge è la s haria, assieme a lapidazioni, apostasia, fustigazioni… Per costruire quello stadio si è scritto che i lavoratori abbiano subìto le più vergognose forme di discriminazione e soprusi. L’ambasciatore del Qatar ha dichiarato senza mezzi termini che gli omosessuali sono «malati» e che chiunque si rechi nel loro paese per i mondiali dovrà «sottostare alle loro regole»; parole che se solo pronunciate per sbaglio nel nostro paese si allestirebbe il tribunale di Norimberga in un giorno. Ultima notizia, hanno pagato un sacco di persone per far finta di tifare e per occupare posti negli stadi. E le donne?... Quali spettacolini squallidi si dovranno vedere, in quegli stadi, ammesso che sia permesso loro di entrarvi? E tutta la suddetta globale indignazione e mobilitazione dov’è andata a finire, dal momento che nessuno ha rifiutato di giocare i mondiali in Qatar? E della Rai che per li trasmette cosa si potrebbe pensare? Unico paese degno di ammirazione: la Danimarca, che per protesta ha dichiarato che non invierà in Qatar i familiari dei giocatori. E’ già qualcosa. Per il resto, tutti in Qatar a giocare a pallone e a far girare miliardi. Alla faccia dei diritti umani, ovviamente. Una curiosità: l’Italia come si sarebbe comportata se avesse partecipato? Un minimo di presa di posizione o il bel tacere? Credo sia stato meglio tenerci questo dubbio. Buon mondiale, e zitti e buoni, come canta qualcuno.
Colorno, 15 novembre