LETTERE AL DIRETTORE
Gli ungulati e i lupi
Egregio direttore,
si fa un gran parlare del rilevante calo di presenze di ungulati (cinghiali, caprioli, cervi) in certe zone del nostro appennino. In assenza di un'attenta verifica e di studi scientificamente mirati, prendendo per buona questa situazione, il ricercarne le cause non può che originare solo ed esclusivamente delle supposizioni. Quali fattori possono aver determinato questo fenomeno? Non si possono escludere una migrazione di natura funzionale, come pure derivante dal disturbo prodotto dalla movimentazione di migliaia di cercatori di funghi, né i cambiamenti prodotti dalla prolungata siccità estiva, come pure abbattimenti selettivi troppo pressanti e bracconaggio.
Non si ha documentazione di casi di peste suina in quei luoghi, sempre che non siano stati individuati o occultati. Ciò premesso, questa situazione non può che ritenersi favorevole alla collettività: in grande diminuzione i danni prodotti alle coltivazioni, con buona pace per il mondo agricolo, come pure gli incidenti sulle strade per l'attraversamento di cinghiali. L' umano è però un animale strano. Dovrebbe ritenersi soddisfatto se i problemi sempre lamentati sono diminuiti con il calo della popolazione degli ungulati. Invece ecco partire la caccia a un presunto colpevole, come se questo fenomeno fosse da ritenersi un misfatto. Il capro espiatorio non poteva che essere il lupo, nel proseguo di quell'ignobile atto d'accusa che si tramanda dal medioevo, attraverso una campagna di odio basata sull'ignoranza delle sue caratteristiche etologiche e la non comprensione della sua importanza nell'ecosistema, a iniziare dal suo arginare la peste suina. Che i lupi siano la causa di questo calo drastico non è oggettivamente fattibile: considerate le orde di cinghiali a suo tempo denunciate dal mondo venatorio, per arrivare a un calo cosí drastico (sempre che tale sia) dovrebbero essere presenti sul territorio branchi e branchi di lupi, un vero esercito. Sappiamo che un branco di lupi non invade l'areale dove vive un altro branco e che non tutte le femmine del branco vengono ingravidate, proprio per mantenere un equilibrio di sopravvivenza.
Sorge legittimo il dubbio che le squadre di cinghialisti che attualmente si dichiarano ferme cerchino, nell'accusare il lupo, un pretesto per un nuovo tipo di caccia, allo scopo di non rimanere inattivi. Come diceva Andreotti a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende. In attesa comunque di certezze e non sulla base di dicerie, non resta che attendere che il tempo trascorra e forse tra qualche anno queste zone appenniniche rivedranno gli ungulati in massiccia presenza, con tutte le problematiche ad essa connesse. Per tornare inevitabilmente a lamentarne la presenza. Sempre che prima qualcuno non provveda a ripopolarle in modo in modo illecito.
Angela Pia Mori Gialdi
Presidente Sezione
ENPA di Parma
Parma, 23 novembre