LETTERA AL DIRETTORE

La situazione della guardia medica

Carlo Belloli

Egregio direttore,

alcuni giorni fa ho accompagnato un congiunto alla guardia medica di via Rasori per una visita e ho trovato una situazione imbarazzante, non imputabile in alcun modo ai sanitari che vi prestano servizio.

I pazienti (è proprio il caso di definirli tali) devono attendere il proprio turno all’aperto, in piedi, senza alcun riparo dal freddo, dal caldo e dalla pioggia. Forse viene applicata una versione aggiornata della famosa terapia “o la va o la spacca”: se con bronchite e annessa febbre a 39° resisti per 40/50 minuti ad una temperatura di poco superiore alle zero, hai ottime possibilità di sfangarla, diversamente… «la spacca».

Naturalmente, neanche a parlarne di ricorrere ad un regolacode, anche di fattura casereccia: per quale motivo togliere agli astanti il piacevole diversivo rappresentato dalle discussioni, pressoché inevitabili, del tipo «c’ero prima io» oppure «lei è arrivato dopo»?

Infine, la ciliegina sulla torta del comfort fornito ai (sempre più) «pazienti»: se al termine della visita è necessario il rilascio del certificato di malattia per il datore di lavoro, occorre accodarsi in altra fila, sempre all’aperto, in piedi e senza ripari.

C’è un aggettivo che qualifica in modo appropriato la situazione che ho descritto: inaccettabile.