LETTERA AL DIRETTORE

Quando il Po ghiacciava

Luigi Paini

Gentile direttore,
l'articolo di Paolo Panni sugli inverni del passato mi ha riportato alla mente i racconti dei miei nonni. Non c'era Natale senza il ricordo del mitico «Invèran dèl Vintinöv» che, a me bambino, procurava un'incredibile impressione. Il freddo siberiano si fece sentire soprattutto in febbraio quando la linfa risaliva negli alberi... E allora il nonno Alberto ci «raggelava» facendo il verso delle piante che «scoppiavano» di notte nella morsa del gelo: «I fèvan craaack, e is dèsdèvan tüti in tèl lèt». Brrr, che brividi! Il nonno, che faceva il mugnaio, ancora negli anni 50 rientrava a casa dal giro dei contadini a sera inoltrata, con il cavallo che, per sua fortuna, riconosceva le strade della Bassa nella nebbia fittissima. Dai baffi penzolavano due ghiaccioli, le sopracciglia erano bianche, ma, alla vista della nonna che lo aspettava, il sorriso sulle labbra (viola...) non mancava mai!