lettere al direttore

Baby gang anche a Parma

Rino Basili

Egregio direttore,
il fenomeno delle baby-gang è dilagante anche nella nostra città, anche di recente si sono scatenate risse, con violenza inaudita, in stazione ed in Ghiaia spaventando numerosi Cittadini che si sono dovuti proteggere nei negozi circostanti.
Occorrerebbe un controllo maggiore da parte della polizia, una maggiore sicurezza dovrebbe sempre esserci, ovunque, rendendo il territorio urbano il posto tranquillo in cui vivere, se ciò non aiutasse bisognerebbe ricorrere a leggi più solide che possano essere d’aiuto nel prevenire i reati. Ebbene, queste bande sono costituite in particolare da stranieri, meglio, da extracomunitari, quindi, esse non sono che una delle tante conseguenze negative di una immigrazione mal gestita, nonché il segno di una integrazione mai avvenuta.
I minori extracomunitari facenti parte di queste bande, che sono immigrati di prima o di seconda generazione, dimostrano un disprezzo dell'autorità che evidentemente deriva da un disprezzo nei confronti dello Stato, appreso e interiorizzato in famiglia. Ma non mancano bulli e criminali in erba, diciamo nostrani, il motivo? A mio avviso, esso risiede nella nuova cultura che si è imposta negli ultimi anni, tesa a deresponsabilizzare i ragazzi, verso se stessi e in relazione alle loro azioni. Un tempo prendere un brutto voto a scuola non era un fatto degno di cronaca, oggi molti genitori sostengono che attribuire voti scarsi demoralizzi il giovane, esternando per tale motivo, anche proteste verso gli insegnanti, mentre a mio avviso, per lo studente sarebbe necessario studiare ed essere disciplinato per ottenere buoni voti o quantomeno la sufficienza.
Oggi poi, con la sua identità mutevole il ragazzo rappresenta il consumatore perfetto per la società dei consumi nella quale viviamo e che ci vorrebbe tutti adolescenti. Ed è per questo che, mentre i ragazzi bruciano le tappe, i genitori regrediscono comportandosi sempre di più come i propri figli. Così al ruolo dei genitori subentra quello della rete, del web, perché è proprio in rete che molti di questi ragazzi prendono le loro identità. Ma si tratta di identità surrogate che sono in grado di produrre fenomeni molto gravi come l'irruenza giovanile, che condita col buonismo imperante di molti adulti, può risultare molto grave. Vi è stato poi un arretramento delle istituzioni sul’impegno al contrasto di questo senso di smarrimento, non si è in grado quindi di intercettare questi fenomeni e intervenire tempestivamente con le figure preposte come psicologi e mediatori culturali, perchè lo Stato è completamente assente, in una società che diventa più violenta, più indifferente e che non reagisce. Dobbiamo riacquistare i valori morali, quel senso di compassione che non ci appartiene più, "quindi rieducare al passato per un futuro migliore", questi ragazzi hanno bisogno di supporto, sostegno, autorevolezza, devono essere sempre , come dire, puniti magari con lavori socialmente utili, accanto a persone bisognose, ospedali, case di cura, perchè tutti possano imparare che la violenza non è divertimento, non è un modo di sfogare rabbia e frustrazione.