lettere al direttore
La donna uccisa dal marito
Egregio direttore,
mi sembra giusta una riflessione sulla notizia del marito di 76 anni che  ha sparato alla moglie, uccidendola. Una moglie ammalata da tempo, e che l’uomo assisteva da anni. E mi rattristo pensando che oggi la solitudine e la sofferenza dei caregiver è drammatica. 
Quando la cura del proprio familiare e il peso dell’assistenza ricade sulle spalle di un’unica persona, richiede una grande fatica fisica e una difficile tenuta psicologica. Perché in un calvario senza fine subentrano solitudine e stress, e questi sono i due killer più temibili.
La persona chiusa in casa dedicata al proprio caro, si annulla nelle proprie esigenze, nei propri desideri che mette sempre in secondo piano rispetto alle necessità dell’altro, e pian piano si isola. Non parla con gli altri del proprio dolore che spesso nasconde sotto una maschera di circostanza. Forse poi, quando trova il coraggio di chiedere aiuto, come in questo caso, è troppo tardi.
Da tempo si parla di aiuti ai caregiver. Aiuti economici, assistenziali, che permettano brevi periodo di sollievo. Qualcosa si muove ma non è sufficiente. Non possiamo assistere impotenti a questi drammi. Quando succedono, ci sentiamo tutti un po’ più inutili e sconfitti.
Parma, 21 maggio