LETTERA AL DIRETTORE
La separazione delle carriere
Gentile direttore,
gradirei riportare lo stralcio del mio intervento al Congresso Unione Camere Penali tenutosi in Parma il 27/09/2008 al quale ho partecipato come invitato quale Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Parma. Tempo fa ho assistito ad uno sceneggiato televisivo. In un ufficio un Pubblico Ministero sta interrogando una persona. Bussa alla porta un agente in divisa: «Dott.ssa, il sig. Questore le vuole parlare!» «Vengo subito!».
Mi sono chiesto se la scena fosse opera di uno sceneggiatore ignorante o preveggente! Perché il risultato finale della separazione delle carriere non potrà che essere un Pubblico Ministero ridotto ad avvocato della Polizia o a un super poliziotto, destinato quindi ad essere sottoposto all'esecutivo.
Non è pensabile, infatti, che i PM, un corpo separato di circa 2000 magistrati, possa mantenere autonomia ed indipendenza, come peraltro chiedete anche voi avvocati, perché si creerebbe una corporazione con un potere che non avrebbe uguali nel sistema democratico, in quanto non bilanciato dalla comune appartenenza ad un unico ordine giudiziario, governato da un unico CSM. Il potere politico non lo permetterebbe mai.
L'onorevole Pecorella ha recentemente affermato che un conto è essere interrogato da un Pubblico Ministero, un conto da un Maresciallo dei Carabinieri. Cos'ha determinato questo «ravvedimento» o «voltafaccia»? Più volte mi sono chiesto come mai l'Avvocatura - che ha fatto della separazione delle carriere una sorta di bandiera - non avverta questo pericolo. In un documento approvato il 26/01/2004 dal Unione Camere Penali si legge, a proposito della riforma che stava per essere approvata, che l'intervento nell'organizzazione dell'ufficio dei P.M. apparirebbe ispirato ad una logica restauratrice ed autoritaria. Con la separazione delle carriere questo pericolo sarà ancora più accentuato.
Non si deve dimenticare che l'indefettibile presupposto dell'indipendenza del Giudice è l'indipendenza stessa del P.M., perché il Giudice giudica su quanto gli viene sottoposto, essendo il PM e non il Giudice il titolare dell'azione penale. Il Giudice non ha il potere di dare inizio all'azione penale. Lascio a voi la conclusione: Ministro della Giustizia o P.M.?