Il gran giorno delle maschere: «Non viviamo solo a Carnevale»
Erano 279 provenienti da 13 regioni italiane, compresa la new entry Umbria, le maschere convenute a Parma da ogni dove, che hanno scelto la nostra città per il loro annuale raduno.
Alla coloratissima sfilata da piazza Garibaldi a barriera Santa Croce c’erano quasi tutti, noti e meno noti: Arlecchino e Brighella da Bergamo, Sandrone da Modena e via via tutte le altre maschere del Bel Paese.
Assente giustificato il buon Pulcinella, rimasto a Napoli per problemi di budget. A ricordarci che le maschere non sono solo folklore, ma soprattutto custodi della cultura popolare ed elementi di valorizzazione dei prodotti del territorio, c’erano invece Re Chinotto, Re Basilico, Re Pomodoro, Re Biscottino e la regina Cunetta da Novara, e persino un «surrogato» di Gianduja (sostituiva il titolare senza farlo rimpiangere).
Da Novara arriva anche Re Marsapan, mente dalla provincia di Cuneo arriva Buscaja da Busco, «armato» di fisarmonica che suonava e cantava a squarciagola Romagna Mia in via D’Azeglio, accanto al Gruppo storico di Cento.
Folklore? Sì, tanto. Allegria, pure. Ma soprattutto cultura. Dietro ad ognuno dei 279 della sfilata ci stanno storie, tradizioni da custodire e valorizzare. Se tutto questo ha trovato casa a Parma si deve all’intuizione di Maurizio Trapelli, al Dsevod ed la Famija Pramzana, che al raduno di sei anni fa lanciò l’idea di un coordinamento: «Siamo partiti con 125 presenze, oggi siamo in 279 – ci tiene a rimarcare Trapelli impeccabile interprete della maschera parmigiana – e Parma è il punto di riferimento per centinaia di associazioni che si ispirano al mondo delle maschere italiane. Il raduno di oggi ci ricorda che non siamo un abito da indossare per Carnevale, ma che siamo una parte non marginale della nostra cultura, delle tradizioni di tante città, a cominciare dai dialetti. Noi abbiamo assunto la responsabilità di fare da punto di riferimento nazionale, anche grazie al sostegno dell’assessorato al turismo del Comune di Parma, che è stato sempre al nostro fianco in questa avventura».”
«a questo raduno – aggiunge Eugenio Caggiati, membro del consiglio chiamato a presiedere l’assemblea prevista per oggi alla Camera di Commercio - ci viene affidato il compito di realizzare un censimento delle Maschere Italiane, e istituiremo anche un coordinamento composto dai rappresentanti delle regioni». Bastava percorrere il corteo sotto il sole di un pomeriggio già estivo per notare tutta l’allegria delle maschere, ma anche la loro consapevolezza di assolvere ad un compito di custodi delle tradizioni che non possono correre il rischio di disperdersi in nome della globalizzazione: «E’ un patrimonio importante – sottolinea Loretta Zaninelli, vicepresidente del coordinamento in rappresentanza del Veneto – siamo in cento solo in provincia di Verona, e facciamo ogni anno 35 carri allegorici e 82 sfilate». Il nostro impegno – le fa eco Bicciolino da Vercelli, accompagnato dalla sua bella Majn, al secolo Leandro Falletti, presidente dei 57 comitati storico-folkloristici piemontesi – è quello di tramandare le tradizioni, soprattutto la lingua che parlavano i nostri nonni. E il raduno di Parma ci conforta a continuare perché tutti insieme possiamo fare meglio».