PARIGI
Alain Delon, addio a uno dei sex symbol della storia del cinema - Una lunga carriera: foto
Non si rischia di esagerare se si definisce Alain Delon uno dei più grandi sex symbol della storia del cinema. La sua bellezza, dovuta ai lineamenti angelici uniti a uno sguardo glaciale, ha stregato più di una generazione e oggi sono in tanti a piangerlo. Delon, che è scomparso la scorsa notte all’età di 88 anni, era nato a Sceaux, nella regione dell’Île-de-France, l’8 novembre 1935. Scorrendo la sua biografia ci si imbatte, innanzi tutto, in un’infanzia difficile. Alain ha solo 4 anni quando i genitori si separano e lui viene prima affidato a una famiglia adottiva e, poi, mandato i un collegio di suore. È solo il primo di una serie di istituti che cambierà a causa della sua intemperanza. A 14 torna a casa, lasca la scuola e inizia a lavorare nella salumeria del compagno della madre. Anche questa esperienza però non dura a lungo: tre anni dopo si arruola nella marina francese e viene destinato in Indocina, nel Sud-Est asiatico.
Sempre negli stessi anni lo si vede in "Un amore di Swann", tratto dall’omonima opera di Marcel Proust e con Ornella Muti e Jeremy Irons, e "Notre histoire" di Bertrand Blier (che gli regala l'unico premio César della carriera come migliore attore protagonista). Negli anni che seguono la carriera di Delon imbocca la via discendente: gli unici titoli di rilievo sono "Il ritorno di Casanova", "Nouvelle Vague" di Jean-Luc Godard e "Uno dei due" di Patrice Leconte (di nuovo al fianco di Belmondo). Nel 1995, però, riceve a Berlino l’Orso d’oro alla carriera. Due anni dopo annuncia di volersi ritirare dalle scene ma, in realtà, si allontana soltanto dal cinema: intensifica, infatti, la sua attività teatrale e, nei primi anni Duemila, arriva in televisione nei panni di Fabio Montale della polizia di Marsiglia. Nel frattempo, dalla nuova relazione con la modella olandese Rosalie van Breemen, nascono i due figli Anouchka e Alain-Fabien.
Nel 2005, complice la crisi sentimentale con la van Breemen, Delon rivela alla stampa la sua lotta contro la depressione che lo ha portato sull'orlo del suicidio. Nello stesso anno riceve dal presidente francese Jacques Chirac la Legion d’onore per il contributo all’arte cinematografica mondiale. Nel 2008, contrariamente a quanto annunciato, torna al cinema: è Giulio Cesare in "Asterix alle Olimpiadi". Continua anche a recitare a teatro e a ricevere riconoscimenti alla carriera tra cui la Palma d’oro onoraria al Festival di Cannes. È il 19 maggio 2019; un mese dopo Delon viene colto da un ictus seguito da un’emorragia cerebrale. Poi il linfoma. Oggi l’addio.