Dal 20 sab settembre 18:00
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Dal 23 maggio 2021 - 09:00
Al 04 luglio 2021 - 19:30
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Fino al 4 luglio
Dalle ceramiche persiane alle maioliche rinascimentali italiane «andarà per le corti tra spiriti elevati et animi speculativi» è il titolo della piccola, ma preziosa esposizione visibile fino al 4 luglio a Palazzo Bossi Bocchi, frutto del lavoro di catalogazione sui fondi di ceramica e maiolica conservati nelle Collezioni d’Arte di Fondazione Cariparma, a cura di Serena Nespolo. La mostra, promossa e realizzata dalla stessa Fondazione, presenta una selezione di manufatti volti a mettere in luce gli intensi rapporti culturali tra il mondo artistico islamico e la produzione ceramica europea, attraverso un nucleo di ceramiche appartenenti alle donazioni Garbarino, Braibanti e Cozza, che abbracciano oltre cinque secoli di storia.
Il percorso va dalle tecniche e dall’iconografia della ceramica persiana e mesopotamica e prosegue con le influenze sulle produzioni italiane del Medioevo e del Rinascimento, frutto di lenti perfezionamenti e gelosi segreti di bottega. Alla base gli scambi commerciali e l’attenzione per i prodotti spagnoli, importati e imitati nelle tipologie ispano-moresche.
Così il lustro di origine medievale ebbe grande diffusione nell’arte ceramica araba, giungendo verso la metà del Quattrocento a Deruta e in pochi altri centri italiani. Tra il X e l’XI secolo in Persia le decorazioni vedono da una parte l’estrema semplicità ed eleganza dei caratteri cufici, desunti dalla scrittura araba, dall’altra la felicità espressiva che interpreta il mondo animale in termini di fantasia e rimandi ad altre culture.
La decorazione zoomorfa, tipica della ceramica cosiddetta Sari, offre pezzi vivacemente adorni di uccelli piumati con elementi cromatici che danno profondità e movimento alle scene rappresentate evocando assonanze con l’estremo Oriente e leoni che assomigliano ad un drago.
E’ la fine del Trecento quando si impone un nuovo ed importante colore, arrivato dal Medioriente, soprattutto grazie ai traffici intensi di Venezia: è il blu cobalto, ottenuto a partire dall’ossido di cobalto usato per la decorazione, che prende il nome di «zaffera». Documentata fin dal I secolo a.C., la produzione ceramica faentina raggiunge l’apice nel Cinquecento ed è della metà del XV secolo l’introduzione dei fastosi motivi del ‘gotico fiorito’, tra i quali la cosiddetta famiglia «a palmetta persiana»: un esemplare proveniente dal sottosuolo di Parma dimostra che le officine parmigiane integravano la loro produzione con modelli di altre città.
Attorno alla metà del secolo la veste decorativa delle maioliche divenne sempre più ricca ed elaborata, fino a rivestire per intero la superficie del vasellame, conseguendo esiti di notevole decorativismo con festoni, frutta, girali fogliate, «grottesche», strumenti musicali in un intreccio di effetti visivi e cromatici.
Solo alcuni esempi di un viaggio ricco di sorprese, che di stanza in stanza arriva alle maioliche rinvenute in città durante i lavori di scavo per la costruzione dell’Agenzia 3 dell’allora Cassa di Risparmio di Parma, a Barriera Repubblica, dove nel fossato a lato delle mura venivano abbandonati manufatti probabilmente scartate a causa di difetti o usura.
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