Opel Grandland, la tedesca

Aldo Tagliaferro

C'è restyling e restyling. Quello di Grandland, l’ammiraglia dei Suv Opel, è di quelli importanti. Al punto da cambiare perfino la carta d’identità  perché sparisce la “X” in fondo al nome. 

Ad occhio nudo la rivoluzione riguarda soprattutto il frontale, dove troviamo l’Opel Vizor - ispirato alla mitica Manta degli anni ‘70 - che aveva fatto il suo debutto su Mokka: la mascherina diventa più piccola, un pannello nero quasi completamente chiuso che cambia volto a Grandland, più moderno e tecnologico. Ma è nella tecnologia che il Suv di 4 metri e 48 fa passi da gigante. Ad esempio i fari attivi IntelliLux Pixel (optional), sottilissimi e capaci di utilizzare 84 led per gruppo ottico selezionando i fasci di luce per non abbagliare. 

E poi il sistema Vision Night a infrarossi che individua al buio ciclisti, pedoni e animali. Senza contare che il catalogo Adas (sistemi di assistenza alla guida) è ricchissimo fin dall’entry level (a proposito si parte da 29.350 euro) e può integrare il sofisticato Highway Integration Assist.

E c’è della tecnologia anche nei sedili certificati dall’associazione tedesca dei medici di postura. Sarà che siamo italiani, ma li abbiamo trovati un po’ sacrificati nella seduta (però perfetti nello schienale). 

Ed eccoci ai motori, un capitolo che richiede una premessa: dal 2024 tutta la gamma Opel in Europa sarà elettrificata e dal 2028 solo elettrica. Oggi siamo a sei modelli (più tutti i van), tra i quali appunto Grandland, con due versioni ibride, la Hybrid e la sontuosa Hybrid4 con trazione integrale elettrica e la bellezza di 300 Cv e 520 Nm. 

Ovviamente il benzina 1.2 e l’ottimo turbo diesel 1.5 (entrambi 130 Cv) saranno i più gettonati anche se i riflettori - si sa - si accendono solo con l’energia. Abbiamo provato allora la top di gamma (la Ultimate costa 53.300 euro, quasi il doppio del prezzo base…) e nel taccuino ci restano tre circoletti rossi: la qualità costruttiva (Opel resta fieramente Made in Germany e “tedesca” in tutto, dagli assemblaggi alle tarature), la plancia ridisegnata in chiave digitale  con un display che combina design e grande concretezza nelle informazioni, e il motore. 

L’accoppiata tra il 1.6 benzina, due unità elettriche (una per asse) e la batteria agli ioni di Litio da 13,2 kWh regala emozioni forti ai semafori e percorrenze da ammiraglia in autostrada. Quattro le modalità di guida - Elettrica, Ibrida, Trazione Integrale e Sport - con prestazioni da pista (0-100 in 6”1 e 235 km/h) e mirabolanti promesse in fase di omologazione: 1,2 litri per 100 km resteranno nella realtà un miraggio una volta esaurita la scorta di energia ma i 65 km di autonomia promessi sono vicini al vero. Se poi la colonnina non si trova oppure si va di fretta c’è pur sempre un serbatoio di 43 litri.

Secondo noi
CI PIACE Design del frontale moderno, assemblaggi interni di alto livello, sistema ibrido efficace e potente, strumentazione moderna e ben leggibile, prezzo del diesel
NON CI PIACE  Modelli ibridi cari, seduta anteriore migliorabile per comfort, qualche comando analogico non  al passo con gli altri aggiornamenti