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Auto elettrica: l'Italia viaggia a fari spenti
Dice Adolfo Urso, ministro dello Sviluppo economico, che il governo sta «elaborando un nuovo piano per consentire di cambiare la vettura anche a chi non può permetterselo». Tradotto con un po' di approssimazione: si darà la possibilità di acquistare un'auto elettrica. Il problema è che di annunci del genere ne sentiamo da decenni, anche quando l'auto elettrica era solo quella della Polistil e invece abbiamo il parco circolante più vecchio d'Europa (è evidente che il problema viene da molto lontano) e un bel pacco di milioni (250...) non spesi dall'ecobonus 2022. Insomma, tardiamo sempre a prendere le decisioni e tendenzialmente sbagliamo pure bersaglio (a proposito: a scoppio ritardatissimo e ormai fuori tempo massimo si parla di abolire il superbollo mentre si rischia di inasrire i premi della Rc auto). Non stupisce pertanto che la quota di auto elettriche nel nostro paese resti irrisoria: tutte le quattro ruote con la spina (quindi elettriche pure più plug-in) sono meno della metà rispetto a Germania, Francia o Regno Unito.
Nei primi 5 mesi dell'anno le elettriche in Italia rappresentano il 3,9% delle vendite. È vero, era il 3,1% un anno prima ma di questo passo arriveremo a sostituire il parco circolante fra 90 anni. Il tanto vituperato diesel, ormai rimosso perfino dalla comunicazione, è al 12,9%. Tre volte tanto. E le ibride elettrico+diesel (che molti nemmeno sanno che esistono)? Beh, vendono quanto le full electric.
Se non si interviene in frertta le cose rischiano di precipitare perché nel 2030 le Case saranno obbligate a ridurre del 55% le emissioni rispetto al 2021 a 45 g/km di Co2 e al momento l'unica strada praticabile è quella di avere auto elettriche. Eppure non siamo nemmeno in grado al momento di avere colonnine di ricarica in ogni area di servizio autostradale. E se è per quello quando ci sono non sono nemmeno segnalate. Insomma, continuiamo a viaggiare a fari spenti...