il test

Mazda CX-5, il comfort

Lorenzo Centenari

Al volante del Suv medio giapponese in versione Homura: un mild hybrid orientato alla comodità e attento ai dettagli. Gamma da 38.970 euro

Attraversa un’epoca che è quanto di più «strano», l’automobile. All’orizzonte, una scadenza che suona come una autentica minaccia: se non tagli le emissioni, chiuderai bottega (almeno, in Unione Europea). Appassiona, allora, assistere alle soluzioni che di volta in volta i Costruttori sperimentano per obbedire ai «diktat». Mazda, per esempio, gioca sia la carta dell’elettrico (MX-30), sia il jolly della propulsione ibrida «dolce», avventurandosi persino nei motori diesel «oversized», vedi CX-60.

Concentriamoci sull’ibrido leggero. Dal 2023 Mazda CX-5 accoppia al proprio 2.0 benzina una tecnologia mild hybrid 24 volt (da qui la sigla e-Skyactiv G M Hybrid) che ai cinque sensi di chi guida quasi non perviene, ma che agli occhi della legge fa invece una grande differenza, etichettando l’auto come un’ibrida a tutti gli effetti, coi vantaggi di tipo fiscale (bollo) e di circolazione (Ztl, giornate ecologiche) che questa omologazione reca in automatico.

Senza contare i benefici di ordine energetico, benché il risparmio di circa mezzo litro di carburante ogni 100 km (un micro-motore elettrico da 6 Cv per le fasi di accensione, di «veleggio», di assistenza in accelerazione) non consenta certo di mettere da parte una fortuna.

L’ibrido 24V per limare i consumi, ma non per conquistare maggiore prestanza: il 4 cilindri Mazda da 165 Cv soffre la mancanza della sovralimentazione e per esprimere il massimo del suo potenziale chiede di impostare la modalità di guida più sportiva. In modalità standard, si registra invece un effetto «slow motion» che costringe il cambio (manuale di serie, automatico a 6 marce un optional da 2.000 euro) a indietreggiare di rapporto con un certo affanno. Performance in linea retta a parte, CX-5 è un classico Suv taglia M (4 metri e 58) più orientato al comfort, ma stabile su curve ad ampio raggio come rampe autostradali e relativamente agile tra curve strette, come ingressi e uscite di rotonde cittadine. E in caso di maltempo, sappia il pubblico che può contare (a pagamento) su una trazione integrale «vera» di tipo meccanico, non elettrificata.

Il look è di conserva: forme semplici, ma al tempo stesso proporzioni indovinate e immagine moderna, meglio ancora se in squisita tinta Mazda Soul Red Crystal. Anche l’abitacolo resiste ad alcune tendenze, ma ad alcuni farà solo che piacere: no al quadro strumenti digitale, no al display touchscreen, con le funzioni di infotainment dello schermo da 10,3” ancora governabili tramite manopola rotante e pulsantiera sul tunnel centrale. In caso si associasse il proprio smartphone al display con Android Auto ed Apple CarPlay (ora anche senza fili), allora il display stesso acquista la funzione «touch».

La qualità dei materiali è complessivamente molto buona, spazio non ne manca né per cinque adulti, né per valigie e borsoni al seguito: la batteria delle rete a 24 volt non sottrae volume al bagagliaio, che mantiene una capacità di 550 litri. Chi non fosse un habitué dell’Autosole o l’Autocisa, punti al mini-ibrido (da 38.970 euro con cambio manuale e due ruote motrici). In caso contrario, si informi sul 2.2 a gasolio 150 Cv (da 40.970 euro).

Lorenzo Centenari

L'identikit

Mazda CX-5 (2023) 2.0 e-Skyactiv G 4WD AT6 “Homura”

Dimensioni lunghezza 4575 mm, larghezza 1845, altezza 1685, passo 2700

Bagagliaio 550-1.620 litri

Motore 1.998 cc 4 cil. benzina mild hybrid 24V, 165 Cv a 6.000 giri, 213 Nm a 4.000 giri

Trasmissione cambio automatico a 6 rapporti, trazione integrale

Prestazioni 0-100 in 10”7, vel. max. 188 km/h

Consumi 7,3 l/100 km (combinato WLTP)

Emissioni CO2 166 g/km

Prezzo 46.170 euro

CI PIACE
Qualità di costruzione molto elevata, comfort di guida anche sui lunghi viaggi, bagagliaio capiente e ben sfruttabile.

NON CI PIACE
Scarsa accelerazione in modalità Normal, consumi bassi solo se si ha il piede leggero