"CONTROMANO"
Stellantis, a cosa dobbiamo credere?
Quale sarà il Carlos Tavares a cui credere? Quello che il primo febbraio (mica dieci anni fa...) indicava possibili tagli negli stabilimenti Stellantis di Mirafiori e Pomigliano d'Arco o quello che il 15 febbraio ha affermato che «c'è sicuramente un futuro per Pomigliano e per Mirafiori»?
Certo, di mezzo c'è la polemica con il governo italiano sugli incentivi per le auto elettriche e un po' di tattica ci sta, resta il fatto che lunedì 12 febbraio è iniziato un lungo periodo di cassa integrazione nello stabilimento torinese (fino a fine marzo) e che dal 31 marzo cesserà la produzione della Levante, il Suv di Maserati. E qui non siamo nel campo delle interpretazioni né delle scaramucce «politiche».
Presentando i risultati 2023 l'amministratore delegato di Stellantis ha sì assicurato l'arrivo di nuovi modelli, ma se non si dice quali né si indicano date certe, qualche sospetto che l'Italia dell'auto rischi un ulteriore ridimensionamento è quanto meno lecito. Tavares accusa il governo italiano di non aver sostenuto a sufficienza la transizione verso l'elettrico (non ha tutti i torti...) riallacciandosi a un antico filone melodrammatico che era tipico di mamma Fiat. Ci chiediamo però come si possa legare lo stop di Maserati alle difficoltà del mercato interno: bisarche e navi, fino a prova contraria, possono tranquillamente portare le Maserati prodotte in Italia in giro per il mondo...
L'altro aspetto che lascia un po' sorpresi nella presentazione dei mirabolanti conti di Stellantis per il 2023 (utile record di 18,6 miliardi, nulla da dire in questo caso) è il piano di riacquisto di azioni proprie per 3 miliardi di euro quest'anno dopo che per il passato esercizio sono stati distribuiti 6,6 mld (+53%) agli azionisti sotto forma di dividendi e riacquisto di azioni: non c'è nulla di sbagliato nel buy-back (sostiene e dà maggiore stabilità al titolo) ma sembra di capire che si riservi più attenzione agli azionisti che alle fabbriche. Speriamo non sia così.