Contromano
Incentivi, se tutto va bene siamo rovinati
Di incentivi per l'automobile si era iniziato a parlare alla fine del 2023; a inizio febbraio, poi, erano stati strombazzati come imminenti con pacchetti da oltre 13mila euro per chi rottama e passa all'elettrico, eppure è passata anche la metà di marzo e del Dpcm con lo schema per gli incentivi non c'è traccia.
Un annuncio non seguito dai fatti aggiunge una fastidiosa beffa al danno, paralizzando il mercato, che nonostante tutto tiene ma ignora completamente al momento le vetture con la spina.
E intano il parco auto cresce. Cresce e invecchia. Allora, cresce nei numeri: oltre 40 milioni di auto circolanti contro i 34,9 del 2009 certificano la clamorosa sconfitta delle «alternative» alle quattro ruote, dal monopattino al trasporto pubblico. Sarà anche nel mirino, la «macchina», ma pare che nessuno riesca a farne a meno. E, dicevamo, invecchia: il parco circolante cresce in età, perché l'età media è salita a 12,5 anni, con tutto quello che ne consegue in termini di emissioni.
Ma il paradosso è che in questo caos il Made in Italy automobilistico, ovvero Stellantis, dla punto di vista produttivo arranca: dalle nostre fabbriche esce poco, di elettrico quasi nulla, tranne la 500e già superata da modelli più efficienti (perfino in casa Stellantis), con il governo sempre più alterato perché il milione di auto prodotte sul suolo patrio resta una chimera. Tanto che il ministro Adolfo Urso ha tuonato l'altro giorno di essere «già in contatto con tre gruppi cinesi».
Ma come? Ci lamentiamo che Pechino ci colonizza, che importa automobili elettriche a basso costo che spiazzano la produzione europea di fascia medio-bassa (e infatti l'Ue ha allo studio dei dazi), e poi andiamo ad aprirgli le porte? Se già è tanta l'incertezza che regna nell'automotive, ancora di più lo è la confusione sotto il cielo governativo.