Il test

Skoda Kodiaq, tentazione plug-in. Seconda generazione del big Suv

Aldo Tagliaferro

Autonomia elettrica oltre i 100 km. Da 48.800 euro

Oggi che i fringe benefit hanno dato un po' di linfa alle plug-in, soprattutto in ottica aziendale, il «big Suv» di Skoda, Kodiaq, può dire la sua perché qualità, prezzo e autonomia in elettrico sono da prima della classe. La seconda generazione ha meno di un anno, ma può addirittura sembrare «vecchia» se si ha in mente la nouvelle vague delle Skoda elettriche: qui il frontale è più classico, con la griglia, le dimensioni imponenti - quasi 4 metri e 80, anche 7 posti - sono tese e nascondono un vero e proprio salotto per passeggeri e bagagli.

Insieme alla grande comodità, a bordo si apprezzano l'infotainment pratico e generoso (13”), l'head-up display e i comandi centrali fisici - un unicum per Skoda - per clima e radio. La plug-in è da pochi mesi sul mercato e offre un'opzione sostenibile e al passo con i tempi (anche fiscali): se nel 2017 la prima generazione aprì le porte di Skoda a un pubblico nuovo, anche premium, nonostante gli inspiegabili dubbi che in Italia aleggiano su un brand che spesso ha contenuti migliori di marchi più blasonati del Gruppo Volkswagen, questa Kodiaq darà fastidio a parecchia concorrenza.

Al cuore del sistema da 204 Cv ci sono il 1.5 TSI benzina, una batteria da 25,7 kWh lordi e un'autonomia oltre i 100 km in elettrico che consente di viaggiare sempre a zero emissioni se si escludono i lunghi viaggi (ci sono comunque 47 litri di serbatoio). Ma la buona notizia è che Skoda Kodiaq Phev si può ricaricare anche in DC, quindi per il classico 10-80% bastano 25’. Il collaudato DSG a 6 rapporti è un buon compagno di viaggio e il listino (da 48.800 a 54.300 euro) è molto interessante. Un consiglio? La Executive (49.400) che ha tutto, dalla vernice metallizzata all'infotainment da 13”.