Il test
Subaru Forester, il Suv sposa l’ibrido ma resta originale
Motore Boxer mild hybrid 136 Cv, trazione AWD e tante tecnologie per la sicurezza
Guidare Subaru è sempre un’esperienza che alterna emozioni positive a innocenti contraddizioni. Un giorno dopo l’altro nuova Forester, cioè uno dei Suv di nicchia di maggiore tradizione al mondo (prima apparizione: 1997), manifesta nuovi «pro» e anche qualche nuovo «contro». Ma il bilancio, dopo un mese intero di uso a trecentosessanta gradi (off-road e viaggi da tutto esaurito inclusi nel pacchetto), chiude in territorio (molto) positivo.
Forester sesta generazione (2025) è nuova dove serve e tale e quale a prima in tutto il resto. Nuovo è il look, sempre da «ultra-cross-wagon» medio grande (4 metri e 67), ma ancor più roccioso. Nuovo è (almeno in parte) il set di tecnologie digitali interne, con touchscreen centrale verticale sempre da 11,9“, ma più «sveglio» e dalle icone così gigantesche, che col dito indice non puoi mancarle. Ne giovano il sistema nervoso e la concentrazione sulla strada, che è comunque sempre sotto il controllo (ossessivo) del sistema di monitoraggio conducente.
Metà digital, metà analogica, la cabina di guida: senso pratico sempre al potere, il minimalismo alla svedese vada a farsi benedire. Non senza qualche piccolo inconveniente: per appoggiare lo smartphone sulla piastra di ricarica a induzione alla base della console, urterai contro la ingombrante leva del cambio automatico a variazione continua Lineartronic, ingranaggio di trasmissione anche tra essere umano e sala macchine. Ecco, al puro piacere di guida non sai mai quale voto assegnare: tanto dolce è lo scivolamento sull’asfalto, tanto disinvolto è l’oltrepassamento di pietraie e «sabbie mobili» grazie alla formula Symmetrical AWD + XMode + geometrie telaio da mezzo «all terrain», 22 cm di distanza dal suolo compresi, quanto è poco competitivo il 2.0 litri benzina e-Boxer da (soli) 136 Cv, propulsore sopraffino in chiave ingegneristica, ma in cui la tecnologia «super mild hybrid» 118 volt non ha il peso specifico del caro, vecchio, turbocompressore. Recriminerai per uno «0-100» rumoroso e da navetta aeroportuale a pieno carico (12,2 secondi), ma ti consolerai con la media consumi onesta (7,5 l/100 km) e con quella fragranza di guida in modalità 100% elettrica in manovra, in coda, a volte anche ad alte velocità.
A modo suo, Forester accetta di collaborare all’agenda ecologica, ma il verde che i suoi fari a Led illuminano è soprattutto il verde dei prati e dei boschi. Non appena si assaporano le sue ancestrali proprietà di avventuriera, l’ansia di scheggiare le ruote da 19” o di macchiare i sedili in pregiata pelle traforata dell’allestimento Premium, come l’esemplare del nostro test drive estivo, lascia il posto al desiderio di esplorare i limiti di guado (fino a 50 cm di profondità), arrampicata, e di discesa controllata (Hill Descend Control) di un Suv «factotum» che conserva pure un’altra qualità, tra quelle storiche: lo spazio, sia per gli ospiti (a due o a quattro zampe), sia per bagagli vacanze e attrezzature da escursione o da picnic (da 508 a 1.720 litri di vano di carico).
Nel 2025 il reparto crossover taglia M è in «overbooking»: chi sceglie Subaru Forester, lo fa proprio perché di sparire nel mucchio non vuole saperne. Ed è disposto a scendere a qualche piccolo compromesso in chiave fashion, costi (con la Premium si va a 48.850 euro) e performance su asciutto, pur di beneficiare di una versatilità, una sicurezza a breve termine (ADAS efficaci) e una affidabilità a lungo termine in virtù delle quali il veterano delle Pleiadi non è secondo a nessuno. Come recita lo slogan: «Safe, Tough, Fun». Un duro che protegge il suo padrone, e lo fa pure divertire.