Contromano

Quando gli incentivi si mordono la coda

Aldo Tagliaferro


Attesi a lungo, troppo a lungo, alla fine gli incentivi per l'auto elettrica sono arrivati. Calma, non vuol dire che sono già attivi. A inizio settembre il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, ma dovremo attendere il 15 ottobre perché parta la piattaforma attraverso cui accedere ai fondi. L’Istat è infatti al lavoro per rivedere la definizione dei percorsi di pendolarismo delle grandi aree e decidere se procedere con le mappe attuali o meno.
Questi incentivi che si mordono la coda (i 597 milioni erano indirizzati inizialmente alle infrastrutture per la ricarica elettrica...) sono maledettamente complicati. Tanto che da un lato i concessionari sono disperati, dall'altro le Case automobilistiche sono partite in anticipo in ordine sparso con campagne promozionali che girano intorno alle cifre degli incentivi e si prendono pure il lusso di prendere in giro il governo. Il «casino» su cui ha giocato BYD è quello che ha fatto più scalpore, ma non è certo l'unico esempio.
Il problema è che, come sempre, gli incentivi in Italia sembrano pezze attaccate in maniera posticcia. Anche in questo caso i paletti sulle aree che possono accedere agli aiuti, i requisiti Isee, l'obbligo di rottamazione, i parametri di Eco-score mutuati dai francesi rischiano di limitare l'impatto. E soprattutto si spreca l'ennesima occasione perché dopo la mini impennata che seguirà l'attesa spasmodica dell'intervento, il mercato elettrico italiano ripiomberà fatalmente nella sua minuscola nicchia che non si schioda dal 5%. Fanno meglio di noi - e molto meglio - perfino i Pigs, l'elegante acronimo con cui i «frugali» del Nord indicano i cugini mediterranei. Ma Portogallo e Spagna (la P e la S...) sono rispettivamente al 15 e al 20%. Non resta che giocarcela con la Grecia, l'unica rimasta ai nostri livelli...