Anteprima
Ecco la nuova Twingo: rinasce elettrica la city car di Renault
Design fresco, soluzioni innovative, prezzo d'attacco sotto i 20mila. Arriverà in primavera
Guardatela negli occhi, perché sono irresistibili. La Twingo risorge così, con due occhioni Full Led che fanno tanto Betty Boop e proiettano Renault nel futuro delle city car elettriche.
Terza generazione
Trenta e passa anni dopo l’irruzione della prima generazione, Twingo terza generazione diventa elettrica e prende vita sulla piattaforma AmpR Small - la stessa di R4 e R5 - fermando in 3 metri e 79 un piccolo capolavoro di idee, design e ingegneria anche se bisogna guardare in faccia la realtà: in un mercato come il nostro Twingo è una seconda auto.
Farà impazzire le signore, per le quali sono previsti diversi accessori sfiziosi (c’è perfino il gancio che impedisce alla borsa di cadere alla prima frenata improvvisa. Mai più senza).
Qualche numero per dire che Renault mantiene le promesse: in meno di 2 anni Twingo è passata dall’idea alla produzione (a Novo Mesto in Slovenia, come la precedente) grazie al dialogo tra i centri tecnologici di Guyancourt e l’ADCD Center in Cina, perché se si vuole fare in fretta oggi è meglio rivolgersi al Far East; il prezzo di partenza sarà sotto i 20mila euro, ma lo conosceremo nei dettagli a ridosso dell’arrivo in concessionaria, nella primavera del 2026. Ultimo numero da memorizzare: -60% di impronta di carbonio rispetto a un modello endotermico.
Il segmento A è sceso da oltre un milione a 600mila pezzi in dieci anni. Secondo Renault perché manca l’offerta, ma è bene aggiungere anche che i prezzi lievitati hanno accorciato il gap con il segmento B che offre molto più spazio per pochi soldi in più. Twingo ha il compito di riportare alla ribalta le city car con un look in felice equilibrio tra il vintage della prima serie e le linee fluide di un design azzeccato e dai buoni contenuti aerodinamici.
Il design
Rispetto alla concept svelata un anno fa cambiano solo due dettagli. Purtroppo, aggiungiamo. La maniglia centrale tonda (come nel 1993) lascia spazio per motivi di praticità a una maniglia classica sia davanti che dietro. E le bocchette di areazione sul cofano sono diventate tre segni distintivi con la sola utilità di nascondere il tappo per il liquido dei vetri. Per il resto stesse linee della show car, bellissime, con curve levigate, un muso che ispira simpatia, un posteriore originale dove il grande lunotto/oblò ha anche una funzione aerodinamica importante, così come la pinna sui fari posteriori che frange le turbolenze. Splendidi i cerchi da 18”, non comuni nel segmento. Il rimando alla prima Twingo è evidente, mentre della seconda - la gemella della poco fortunata Smart Forfour - per fortuna non resta nulla.
L'abitacolo
Promossa fuori, guardiamola dentro adesso. La nota dominante è il divertimento, dalla grafica animata nella strumentazione da 7” e nel display centrale da 10”1 fino ai tanti inserti colorati personalizzabili che rimandano a una ricca collezione di piccoli optional per personalizzare Twingo. La fila posteriore di sedili è sdoppiata: ognuno dei due scorre di ben 16 cm e si può ribaltare. Così si può scegliere: o si siedono due adulti oppure si hanno 360 litri di carico. Dí più: è sdoppiato anche il fondo che nasconde altri 50 litri nei quali riporre il cavo di ricarica, quindi si può lasciare ad esempio la valigia a sinistra e aprire a destra o viceversa. Furbo. Come sono furbi i ganci per attaccare ogni tipo di piccolo optional, due dietro e uno all’anteriore. Dacia docet: la casa madre ringrazia e monta anche su Twingo i famosi YouClip. Completa il quadro un curioso alfabeto originale Twingo che troviamo qua e là oltre al badge, ad esempio sul tetto: uno spasso per i bambini, probabilmente. Abbassando anche il sedile anteriore, infine, si caricano oggetti fini a due metri di lunghezza.
Motore, autonomia, ricarica
Veniamo alla parte seria adesso. La piattaforma sappiamo che è valida perché porta a spasso perfino una Alpine. Al posteriore però non c’è il multilink bensì per contenere pesi e costi l’asse derivato da Captur e opportunamente modificato. Ecco, il peso è contenuto in 1200 kg consentendo a Twingo di utilizzare una batteria FLP (più stabili e con un ciclo di vita più lungo) di dimensioni ridotte e la capacità di 27,5 kW che si traducono in 82 Cv di potenza e fino a 263 km di autonomia. Da citycar, appunto. Ammesso che interessi a questo punto, lo 0-100 si consuma in 12”1. Più intrigante lo scatto fino ai 50, bruciato in 3"85
La ricarica in corrente alternata avviene a 6.6 kW e per caricare dal 10 al 100% servono 4 ore e un quarto. Ma con il pacchetto Advanced Charge si passa a 11 kW e 2h e 35' in AC mentre in corrente continua a 50 kW basta la canonica mezz'ora a cui ci stanno abituando le elettriche.
L’elettronica si porta dietro un esercito di Adas (24) e varie funzioni, come il One Pedal per guidare recuperando al massimo l’energia utilizzando i paddles al volante che prevedono quattro gradazioni di recupero di energia. Sul versante dell'infotainment si porta invece in dote Google integrato con OpenRLink che fa così il suo debutto in questo segmento.
In attesa di guidare Twingo E-Tech Electric e di sapere il costo “reale” del listino (al di là del prezzo d'attacco sotto i 20mila euro) aggiungiamo che gli allestimenti saranno due (Evolution e Techno, ma con differenze abbastanza contenute) e quattro i colori: splendidi il rosso e il giallo, intrigante il verde brillante utilizzato anche per lo spot, più sobrio il nero. Se Twingo farà Bingo ce lo dirà poi il mercato al quale l’elettrico continua a stare un po’ indigesto. Però a quegli occhi è difficile resistere…